Udine, 11 gennaio 2013. Per il judo italiano Elio Verde non è proprio uno qualsiasi. Più di qualcuno pensa possa essere addirittura il numero uno. E non solo in Italia. Venticinque anni con un terzo posto mondiale e due europei, Elio Verde si infortunò ad un ginocchio sul finire del 2011, andò sotto i ferri e si rimise in piedi per tempo da presentarsi alle Olimpiadi a Londra, dove si classificò quinto nei 60 kg. Un fenomeno, insomma, una forza della natura, dotato di estro, talento e carattere. Abbastanza da renderlo un campione. Qualche giorno fa, al Winter Camp, gli ho chiesto quale fosse il livello delle sue motivazioni. “Più di prima”, mi ha risposto rapido e convinto. Ed a vederlo lottare non ho avuto dubbi che la sua voglia fosse vera e sincera. “Ma quando si ritorna alla normalità?… Italia del Judo fuori dal mondo … Io mi sono rotto il Ca*** di non far niente!”. Questo invece, è quanto Elio Verde ha scritto ieri pomeriggio su facebook. Toc toc… Italia del Judo, ci sei? Federazione e società sportiva di appartenenza, ci siete? C’è tanto da fare, certo! Non ci sono soldi, certo! Queste sono cose che conosciamo bene tutti, anche nei club si paga tutto! E anche di più. Ma se si stabiliscono delle priorità, è sull’atleta e sulla sua condizione agonistica ideale che si poggia l’intero apparato. È sui suoi risultati che si rivendica la positività del lavoro svolto. Sono trascorsi sei mesi dalle Olimpiadi a Londra ed Elio Verde, il nostro fiore all’occhiello, si è rotto il Ca*** di non far niente. Oggi Elio è 26° nella World Ranking List dei 60 kg, nemmeno così male. Peccato però, che sia passato ai 66 kg e debba dunque rifarsi una posizione. Signori! Vogliamo dargli una mano? Vogliamo cavalcare le sue motivazioni? Dai su, forza! Ce la possiamo fare… e con lui si potrebbero rimettere in moto anche tutti gli altri, ce ne sono di bravi judoka in Italia, caspita se ci sono, compresi quelli di quel progetto, come si chiamava? Rino? O forse Rio… ma qualunque fosse il nome di quel progetto, bhè… dopo averlo presentato con una notizia sul web federale nel giugno 2012, sarebbe forse il caso di passare alla seconda fase. Dopo il nulla pneumatico della prima.
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