Udine, 4 ottobre 2013. Il sogno olimpico di Lorenzo Bagnoli non è finito. Ha soltanto cambiato indirizzo, ma una cosa è certa, ed è che il sogno dell’atleta, del campione udinese che nella categoria dei 90 kg ha scalato i vertici delle classifiche mondiali, quel sogno lì si è fermato per sempre. Non c’è stato un calo motivazionale, né tanto meno di rendimento (anzi!), bensì un certificato di non idoneità all’attività sportiva agonistica. Un passo indietro: è il 5 giugno ed il ventinovenne udinese, dopo aver conquistato il quarto titolo italiano assoluto e l’oro nell’European Cup Senior a Londra, è nella squadra dei Giochi del Mediterraneo e si presenta alla visita di rito all’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport all’Acqua acetosa a Roma. Stessa visita di quattro anni prima, quando conquistò la medaglia di bronzo ai Mediterranei a Pescara 2009, ma questa volta spunta un’“Anomala origine della coronaria discendente anteriore, dal seno coronario destro, con decorso intrasettale”. La reazione è di incredulità, ma rapidamente si verifica e approfondisce. In Italia la casistica di riferimento è praticamente nulla. Preziosissima interviene la consulenza di un amico di famiglia, grande specialista cardiologo e si arriva fino a Houston, centro d’avanguardia per questo tipo di anomalia. La risposta è incoraggiante: “il decorso della coronaria anormale (principale) è essenzialmente benigno, e non dovrebbe essere di per sè una condizione di esclusione dallo sport, anche professionale, recentemente ho discusso e vinto la discussione di un caso simile in Spagna, per un giocatore di calcio”. Lo specialista a Houston, peraltro italiano, si confronta con la Medicina dello Sport a Roma, che accoglie l’approfondimento, rimanendo però ferma sulla non idoneità. Fine della storia? Ovviamente, no. Non è facile accettare un verdetto così duro per un atleta che si sente (è) nel pieno delle sue forze, ma Lorenzo Bagnoli reagisce, non è tipo di starsene fermo. S’iscrive e partecipa ai corsi per arbitro, istruttore di pesistica, è insegnante di judo e fa il concorso per entrare a Scienze Motorie. Si piazza bene e con le rinunce fisiologiche potrebbe entrare, ma… è previsto il certificato di idoneità alla pratica agonistica. È un paradosso: un’attività olimpica ed un percorso di laurea richiedono lo stesso certificato d’idoneità. Non c’è margine per spiegare il parere del luminare di Houston (non dovrebbe essere di per sè una condizione di esclusione dallo sport, anche professionale), la porta è chiusa. Lorenzo non demorde e s’iscrive ad un’Università Telematica, che non richiede il certificato medico ed è convenzionata con le Forze Armate. E lui è nelle Fiamme Azzurre. A proposito, ora che la sua permanenza nel Gruppo Sportivo non è più giustificata, quale futuro l’attende? “Per un ragazzo come Lorenzo – ha detto il responsabile – c’è un posto nello staff tecnico”. E Lorenzo invece, cosa dice? “Il Judo è anche trasformazione e soprattutto ti prepara ad affrontare qualsiasi cosa. Certo che è dura, non ci saranno più le sfide con Choriev, Denisov, Camilo… avrò altri avversari, altrettanto ostici ma che mi daranno modo di dimostrare quanto questo sport è stato capace di darmi e forgiarmi. Ora mi piacerebbe mettere a disposizione e condividere quello che ho imparato e che ho dentro. A livello motivazionale, ora per me è il massimo”. Questo Lorenzo non lo dice, ma domenica scorsa a Spilimbergo, ha arbitrato per la prima volta e, a sentire i giudizi, è stato molto bravo. Al punto da arrivare alle Olimpiadi? Ai posteri l’ardua sentenza.
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