Trieste, 23 maggio 2015. Odio sbilanciarmi pubblicamente parlando di qualcuno perchè il rischio è quello di risultare di parte, venir fraintesi, che qualcuno si risenta per non essere altrettanto considerato, o peggio ancora di sembrare opportunista. Vista la situazione però non posso trattenermi…
Spiego subito il motivo di questo mio post: quando i grandi campioni terminano la loro carriera agonistica di solito nessuno si esimia dal dedicargli almeno “un due parole”… stavolta è il suo turno!
Lui è Alessandro Cugini, il Capitano, la Roccia, meglio conosciuto come “l’uomo senza ginocchia”
Alessandro, quello dai capelli che mai in vita sua sono stati due volte nello stesso modo;
Alessandro, l’unico che si può premettere, anche solo amichevolmente, di insultare la Monte senza beccarsi lo “Scorpione”;
Alessandro che in tutto se stesso non fa neanche un ginocchio intero;
ma anche
Alessandro, l’unico che SEMPRE e dico SEMPRE è capace di UMILIARMI ma proprio UMILIARMI durante il randori;
Alessandro, che non gli levi mai il sorriso neanche quando è impossibilitato ad allenarsi;
Alessandro, colui che ogni volta che facciamo esercizi di salti & C. dà una lezione a tutti quanti dimostrando che i nostri limiti stanno in testa e non nel nostro fisico (quasi sempre quantomeno….);
Ho incominciato a conoscerlo abbastanza bene solo negli ultimi mesi, da quando le nostre storie si sono incrociate “nell’angolo degli infortuni”. Beh, sappiamo solo io e lui, forse solo io, quanto la sua presenza mi abbia motivato ad andare avanti anche questa volta.
Per restare in tema lui mi batte in infortuni agli arti inferiori, io lo batto (almeno qua!) sul numero in generale.
Alessandro è veramente un gran Atleta, sia judoisticamente parlando sia come persona sul tatami, e non lo dico per retorica, ma perchè lo dimostra ogni volta che fa allenamento con noi. L’ultima sua perla che ricordo a memoria risale a questo mercoledì, quando con un passaggio veramente ufo a terra ha rigirato non il primo pirla che passava di là, anzi, lasciando senza parole più di qualcuno dei presenti.
L’unico suo grande neo è avere un fisico troppo fragile, così fragile che io spesso, perdendo subito, uso come scusa giustificandomi con un “non sia mai che lo faccio a pezzi”.
A molte persone, dopo gli infortuni, viene data una seconda, terza, undicesima possibilità di riprendere, ad Alessandro no, e non perchè non lo voglia o perchè non s’impegni. Semplicemente perchè, come direbbe David le sue ginocchia sono troppo “DEEEEEEEEBOLI”
Inutile negarlo, non me ne voglia nessuno, ma credo che oggi tifavamo tutti un po’ di più per lui, per questa gara preparata un anno, forse sognando la fine che merita una carriera agonistica davvero troppo breve. Ma non sempre tutte le fiabe finiscono con il lieto fine ed oggi è andata come è andata. Ciò non toglie o sminuisce il valore di Alessandro, anzi.
Io prendo (già da un po’ di tempo) come esempio Alessandro (e non solo lui) per questo suo modo di essere e spero che facciano altrettanto tutti quegli atleti / ragazzi più fortunati, ingiustamente mi verrebbe da dire fuori dai denti, che sento e leggo sempre più spesso sono stufi di gareggiare, di allenarsi, di fare fatica.
Domani, lunedì, sono sicura di ritrovarlo in palestra ad iniziare una nuova avventura con nuovi stimoli, con nuovi obiettivi, ma oggi penso sia giusto tributargli i giusti meriti e un soprattutto un applauso.
Troppe righe come sempre, lo so, ma troppo poche per raccontare e spiegare l’atleta e la persona. Solo tanta stima!
Agnese Piccoli
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