«Non c’è stata nessuna violazione da parte degli atleti». La Wada risponde all’attacco degli hacker russi, o presunti tali, negando l’esistenza di uno scandalo doping. E lo fa con un’intervista del suo presidente, Craig Reedie, alla BBC: per l’Agenzia mondiale antidoping, Simone Biles è pulita, come sono pulite le sorelle Williams, e la cestista Elena Delle Donne, i quattro nomi e cognomi, con tanto di formulari e moduli, messi sotto accusa dai pirati informatici di Fancy Bear, autori del «furto» di positività e di certificati di esenzione terapeutica. «Nella documentazione – insiste Reedie – non si evidenzia nessuna irregolarità». In pratica, è vero che le quattro atlete hanno assunto prodotti proibiti, ma sono state autorizzate dalle rispettive federazioni internazionali a farlo per ragioni di salute. La Wada non ha avuto niente da dire su queste decisioni e quindi il doping non è tale, anche in presenza della positività della Biles ai Giochi di Rio.
VENDETTA DI MOSCA? Ma Reedie va oltre. Punta il dito sulla Russia, dicendo che ci sono «pochi dubbi sul fatto che vengano proprio da lì gli hacker nonostante le smentite del governo di Mosca». Il numero uno della Wada racconta che gli «attacchi degli hacker si sono succeduti per settimane», mettendo in relazione l’offensiva informatica con le inchieste della Wada sul sistema di doping di Stato messo in pratica in Russia «per molti anni». Insomma, una vendetta, o meglio un tentativo, a giudizio della Wada, non riuscito. Anche se la partita non è finita perché gli hacker annunciano nuove rivelazioni e l’indice è puntato non soltanto sugli Stati Uniti.
«ACCUSATI DI TUTTO» Alle parole di Reedie reagisce il solito Vitaly Mutko, il ministro dello sport russo che era stato dichiarato dal Cio personaggio «non gradito» all’olimpiade di Rio ed era stato costretto a rimanere a casa. «Come si può dire che si tratta di hacker russi? La Russia viene accusata di tutto ormai. Anche noi possiamo essere vittima di questi signori», dice Mutko da Atene, dove si trovava in qualità di presidente della federcalcio russo al congresso Uefa.
«NON MI VERGOGNO» Intanto la Biles insiste nella sua autodifesa, spiega il deficit da attenzione con iperattività che l’ha costretta ad assumere i farmaci (metilfenidate e anfetamine) e «non si vergogna» della sua patologia. Mentre Venus Williams giura di aver seguito tutte le regole «stabilite nel programma antidoping del tennis per ottenere l’esenzione a uso terapeutico la cui approvazione avviene dopo un procedimento rigoroso, in presenza di condizioni mediche serie».
SUPER NORMALITA’ Il problema resta però quello di mettere ordine in mezzo al mondo delle esenzioni terapeutiche. Il codice concede questa possibilità, ma il limite invalicabile è quello di non arrivare – attraverso l’uso di farmaci pure terapeuticamente legittimi – a un miglioramento della prestazione. In pratica, l’assunzione può portare a ripristinare una condizione di «normalità», ma non a creare una «super normalità». Un discorso in cui pesa naturalmente la variabile quantità. Per intenderci, esiste una soglia terapeutica da non superare per l’assunzione consentita di alcuni prodotti? Domande e situazioni che hanno bisogno di risposte trasparenti e andrebbero chiarite. E soprattutto trattate allo stesso modo.
Valerio Piccioni (La Gazzetta dello Sport – giovedì, 15 settembre 2016)
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