Terza incursione degli hacker di Fancy Bears: svelati nuovi olimpionici che usufruiscono di esenzioni mediche

La giostra non smette di girare. Ed è già arrivata al numero 40: 4 (martedì) + 25 (giovedì) + 11 (ieri). Sono gli atleti olimpici i cui certificati di esenzione medica («TUEs»), estorti dagli archivi elettronici della Wada, sono stati resi pubblici dagli hacker di Fancy Bears. L’ultimo contingente, quello di ieri, comprende altri nomi molto pesanti. E coinvolge un nuovo Paese, l’Australia (presente con tre atleti), portando il totale di quelli coinvolti a quota nove e una nuova disciplina, il tiro a segno (con il tedesco Julian Justus).
QUANTE MEDAGLIE Tra le stelle, l’australiana Kim Brennan, canottiera a Rio oro nel singolo, le britanniche Nicole Adams, pugilessa come a Londra 2012 vincitrice tra i pesi mosca (uso di steroidi intravenosi autorizzati nel febbraio scorso) e Laura Trott (nella foto), ciclista trionfatrice nell’omnium e nell’inseguimento a squadre (salmeterolo e salbutamolo per curare l’asma tra il 2009 e il 2013), prima donna del Regno Uniti a poter così vantare un bottino di quattro titoli a cinque cerchi e la spagnola Mireia Belmonte, spagnola oro nei 200 farfalla e bronzo nei 400 misti.
PUTIN ATTACCA La vicenda, insomma, si allarga a macchia d’olio. Ed evidenzia sempre più la facilità con la quale in certi Paesi le esenzioni vengono concesse. È addirittura emerso nel 2016, in Gran Bretagna ne sono stati garantito cento (53 ad olimpici, tra i quali ci sarebbe anche il mezzofondista Mo Farah, il cui nome potrebbe emergere nelle prossime ore), dodici in più che nel 2015. È in questo contesto che ieri il presidente russo Vladimir Putin ha detto che i documenti rivelati dai pirati informatici sollevano un sacco di domande. «È come se certi atleti possono assumere legalmente farmaci che ad altri sono vietati» ha dichiarato.
Andrea Buongiovanni (La Gazzetta dello Sport – sabato, 17 settembre 2016)

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