Dal summit Cio di Losanna novità importanti: creata un’unità indipendente che si occuperà dei controlli antidoping, sarà il Tribunale d’Arbitrato a emettere le sentenze
GIANNI MERLO Losanna (Svi) «Un’Unità Indipendente mondiale di controllo antidoping e il Tribunale di Arbitrato come giudice che infligge le pene agli atleti scoperti positivi ai test, sono questi i principi del rilancio della guerra al malaffare chimico». Così Thomas Bach ha aperto la teleconferenza, che ha seguito il secondo Summit olimpico a Losanna. In futuro dunque le squalifiche agli atleti verranno comminate dal Tas, che era già stato coinvolto in questo ruolo a Rio de Janeiro. Bach vuole che sia ben distinto il ruolo di investigatore e quello di giudice. Il Tribunale finora si era occupato dei ricorsi degli atleti e delle federazioni, funzione che continuerà a svolgere. Ora dovrà senz’altro adeguare la struttura e l’organigramma per la nuova necessità. Dovrà reperire giudici qualificati e con una certa conoscenza dello sport. Però le grandi federazioni internazionali, che hanno già una loro unità antidoping e un tribunale che giudica gli atleti, accetteranno di fondere le loro iniziative con questa? Poi il Cio continuerà nell’operazione di stimolo per convincere i Governi ad intervenire con leggi per potere perseguire e punire penalmente gli individui dell’entourage degli atleti colpevoli di frode
POLEMICA Prima e durante i Giochi di Rio l’ambiente olimpico era stato scosso da una violenta polemica dopo la pubblicazione del rapporto McLaren sul doping di Stato russo, perché Bach aveva lasciato alle federazioni internazionali la scelta di fare partecipare o no gli atleti russi. L’atletica li aveva lasciati a casa, le altre federazioni no. La Wada, l’agenzia mondiale antidoping, era stata criticata perché aveva assunto un ruolo politico, quando invece qualcuno sosteneva che tecnicamente avesse fallito il controllo sul laboratorio di Sochi e le sue manipolazioni. Era corsa voce che l’agenzia avesse i giorni contati e che sarebbe stato sostituita da una nuova organizzazione più indipendente. Però il piano di pensionamento è stato messo in un cassetto e la Wada ora si occuperà più delle indagini e dell’armonizzazione dei criteri dell’antidoping, mentre i test veri e propri verranno affidati a una Unità Indipendente, che però riferirà direttamente all’organizzazione «madre». Diciamo che sarà un’indipendenza «sorvegliata», ma libera da conflitti di interesse.
SOLDI Bach si augura che le federazioni internazionali, che hanno già all’interno una loro unità antidoping e un tribunale che decide le sanzioni di applicare, possano fare confluire i loro fondi e affidarsi a questa nuova realtà promossa dal Cio. Non sarà sicuramente una conversione immediata, ma forse con il tempo si potrà arrivare ad un solo ente antidoping per tutti. Intanto il presidente si augura che queste novità possano già essere operative per i Giochi Invernali del 2018. Il problema dei finanziamenti ha messo in crisi la Wada in passato, perché i 26 milioni raccolti non sono sufficienti. La prima indagine sulla Russia fatta da Dick Pound era costata non meno di 600.000 dollari, quella di McLaren alla fine potrebbe arrivare a una cifra doppia. Le casse piangono. Bach assicura che bisogna convincere i Governi e questa nuova mossa potrebbe renderli più partecipi. La divisione dell’impegno dovrebbe essere del 50% del Cio e del 50% dei Governi. La percentuale dovrà essere rispettata per garantire un equilibrio di influenza, ma questa probabilmente è un’illusione.
La Gazzetta Sportiva – Domenica, 9 ottobre 2016
POLEMICA Prima e durante i Giochi di Rio l’ambiente olimpico era stato scosso da una violenta polemica dopo la pubblicazione del rapporto McLaren sul doping di Stato russo, perché Bach aveva lasciato alle federazioni internazionali la scelta di fare partecipare o no gli atleti russi. L’atletica li aveva lasciati a casa, le altre federazioni no. La Wada, l’agenzia mondiale antidoping, era stata criticata perché aveva assunto un ruolo politico, quando invece qualcuno sosteneva che tecnicamente avesse fallito il controllo sul laboratorio di Sochi e le sue manipolazioni. Era corsa voce che l’agenzia avesse i giorni contati e che sarebbe stato sostituita da una nuova organizzazione più indipendente. Però il piano di pensionamento è stato messo in un cassetto e la Wada ora si occuperà più delle indagini e dell’armonizzazione dei criteri dell’antidoping, mentre i test veri e propri verranno affidati a una Unità Indipendente, che però riferirà direttamente all’organizzazione «madre». Diciamo che sarà un’indipendenza «sorvegliata», ma libera da conflitti di interesse.
SOLDI Bach si augura che le federazioni internazionali, che hanno già all’interno una loro unità antidoping e un tribunale che decide le sanzioni di applicare, possano fare confluire i loro fondi e affidarsi a questa nuova realtà promossa dal Cio. Non sarà sicuramente una conversione immediata, ma forse con il tempo si potrà arrivare ad un solo ente antidoping per tutti. Intanto il presidente si augura che queste novità possano già essere operative per i Giochi Invernali del 2018. Il problema dei finanziamenti ha messo in crisi la Wada in passato, perché i 26 milioni raccolti non sono sufficienti. La prima indagine sulla Russia fatta da Dick Pound era costata non meno di 600.000 dollari, quella di McLaren alla fine potrebbe arrivare a una cifra doppia. Le casse piangono. Bach assicura che bisogna convincere i Governi e questa nuova mossa potrebbe renderli più partecipi. La divisione dell’impegno dovrebbe essere del 50% del Cio e del 50% dei Governi. La percentuale dovrà essere rispettata per garantire un equilibrio di influenza, ma questa probabilmente è un’illusione.
La Gazzetta Sportiva – Domenica, 9 ottobre 2016