Sono più di tremila, hanno fra i 10 e i 14 anni, li accompagnano quasi mille tecnici e una bella comitiva di campioni. A dire si comincia, portando la fiaccola olimpica, è però un atleta un po’ meno giovane, definizione sua… Giuseppe Ottaviani, il master dei master, porta i suoi 101 anni e i tanti primati del mondo della sua interminabile carriera atletica a spasso fra questa gioventù e lo fa sentendosi perfettamente a suo agio. «Deve partire tutto dall’entusiasmo, dal divertimento, dalla voglia di esserci, il resto viene da solo», dice prima di ritornare a casa dopo aver interpretato la parte dell’ultimo tedoforo. È l’attimo fuggente di questa serata elettrizzante che porta il Trofeo Coni Kinder+Sport nelle Marche. È l’Olimpiade delle regioni e c’è tutto lo stato maggiore dello sport italiano con un raggiante Giovanni Malagò in testa. Un appuntamento che se l’è vista brutta: l’assegnazione era avvenuta prima dei terremoti del 2016, che hanno colpito duramente il sud delle Marche. Fabio Luna, il presidente del Coni, e il presidente della Regione, Luca Ceriscioli, ci hanno pensato però solo un momento prima di dire: dobbiamo andare avanti.
MONTANO E CASTRO E allora eccoci qui. A incontrare i sogni di questo spaccato d’Italia. Perché sogno è la parola dello slogan della rassegna ed è presente in ogni stato d’animo di chi questo vocabolo lo riempie ogni giorno. Per esempio, Aryan, di Genova, tu che cosa sogni? «Sogno di diventare campione olimpico di sciabola, come Aldo Montano». E secondo te che cosa ci vuole per raggiungere quel traguardo? «Allenamento, voglia. E anche amicizia, sì amicizia». E tu Irene da Bari, che cosa sogni visto che la tua danza sportiva alle Olimpiadi non c’è? «Di aprire una scuola di danza tutta mia». Anche Lucio di Napoli vuol diventare grande nella sciabola, ma il suo idolo non è italiano: Aaron Szilagyi, il campione olimpico. Enrico di Milano vuole fare come la Sensini, vincere nella vela. Federico, invece, stravede per il rugby e viene da Sambuceto, provincia di Pescara. «Il mio mito è Castrogiovanni». E perché? «Perché mi rappresenta». E lei, Stefano Pompei, c.t. delle Marche e anima del judo a Senigallia, che cosa sognava a 14 anni? «Di diventare cintura nera».
I SOGNI DI CHAMIZO Davanti ci sono anche i sindaci. Quello di Senigallia, Maurizio Mangialardi, il padrone di casa, ha un debole per il beach volley, dice ai ragazzi: «Un orgoglio avervi qui». Ma c’è pure Frank Chamizo che vuol dire la sua a proposito di sogni: con la conferma dell’oro iridato il lottatore ha perso quella striscia di malinconia sul volto per i rimpianti dei Giochi di Rio: «Mi sono tolto un peso dallo stomaco e ora penso già a Tokyo». Aspetta Frank, prima dicci una cosa: tu a 14 anni che cosa sognavi? «Di diventare campione olimpico, già da ragazzino a Cuba, avevo quel pensiero fisso. Ma pure prima di avere 14 anni…». Addirittura. «Ma intanto fatemi dire che qui è bellissimo. E poi c’è un’altra cosa: questa folla di atleti è la dimostrazione che in Italia non c’è soltanto il calcio. Se tutti i sogni si concentrano sul calcio è pericoloso, si rischiano troppe delusioni di chi non ce la fa. Ecco perché è bello che tutti abbiano un sogno sportivamente diverso». Ma come deve prendere lo sport un ragazzo? Quanto è sacrificio e quanto divertimento? «Bisogna prenderlo per quello che è: un gioco della vita». E allora buoni sogni a tutti.
Valerio Piccioni (La Gazzetta dello Sport di venerdì 22 settembre 2017)
Bruno ed Alice sul podio a Roncadelle
Buona prova per gli Yama-Esordienti che, nel Trofeo Italia disputato sabato e domenica a Roncadelle, hanno riportato un primo posto con Bruno de Denaro, un