Caro direttore, innanzitutto la ringrazio per l’attenzione che avete riservato in questi giorni alle norme sullo sport contenute (per la prima volta) nella legge di bilancio. Vorrei tuttavia fare alcune precisazioni prendendo spunto dall’articolo dedicato alla nuova società lucrativa. A questo proposito, vorrei chiarire che la creazione di questo nuovo soggetto non altera il rapporto tra sport e volontariato, né mette in discussione i valori fondamentali del dilettantismo. Al contrario, la pretesa incompatibilità dello sport dilettantistico con l’esercizio di attività d’impresa ha limitato lo sviluppo di un settore con enormi potenzialità di crescita. Inoltre, il freno agli investimenti privati si ripercuote negativamente sulle condizioni di lavoro del comparto. A causa della carenza di risorse, infatti, alla crescente domanda di addetti qualificati e a tempo pieno non ha fatto seguito un incremento delle retribuzioni: è per questo che ho voluto prevedere nella legge di bilancio anche l’innalzamento dell’esenzione fiscale dei compensi dei dilettanti dall’attuale soglia di 7.500 euro a 10.000 euro.
Non solo. Tale approccio ha avuto ricadute negative anche per la finanza pubblica: muovendo dal presupposto che non si possa fare impresa nello sport, l’erario rinuncia a un gettito stimato in oltre un miliardo di euro l’anno. Queste considerazioni mi hanno spinto a introdurre una norma che offra la possibilità a chi ne è interessato di fare impresa nello sport, favorendo così il processo di ammodernamento del dilettantismo. Sono convinto che questa novità fungerà da volàno per gli investimenti privati, producendo effetti positivi per tutti: utenti, lavoratori ed erario. Ma la specificità dello sport e i suoi insostituibili valori di inclusione e tutela della salute restano. È per questo che si introducono anche una serie di vincoli alle nuove società: per godere dei benefici fiscali, dovranno essere riconosciute dal Coni; gli amministratori non potranno trovarsi in conflitto d’interessi; dovrà essere garantita la presenza nelle strutture di un istruttore laureato in Scienze motorie.
A questi vincoli si accompagna una piccola agevolazione fiscale, comunque inferiore a quella delle associazioni sportive no profit. Questa è la filosofia che sta dietro la riforma: «se fai lucro paghi le tasse». In definitiva, ho cercato di fare ordine nel settore del dilettantismo sportivo, prendendo atto di un processo evolutivo che ha condotto una parte consistente di esso al di fuori della dimensione amatoriale. D’altro canto, ne sono convinto, ne usciranno fortemente valorizzati anche quegli enti che continuano a ispirare la propria attività esclusivamente a logiche di inclusione sociale: essi rappresenteranno un mondo omogeneo e accederanno con maggior facilità al terzo settore, senza vedersi opporre le attuali resistenze. Infine, solo un piccolo ma significativo chiarimento: molte delle norme che abbiamo introdotto vanno a sanare un vuoto che si è creato in questi ultimi 20 anni. Sappiamo che c’è ancora molto da fare, ma siamo altrettanto certi di aver preso la strada giusta.
Dilettanti, la proposta Lotti piace poco alle federazioni (di Valerio Piccioni, Alessandro Catapano)
Molti interventi contrari a inserire lo scopo di lucro. Accordo con Ics: mutui per 30 milioni
Inaspettatamente, il tema delle società dilettantistiche «lucrative» – messo a fuoco ieri dalla Gazzetta, che oggi sul punto ospita un intervento del ministro dello sport, Luca Lotti – ha tenuto banco ieri al Coni, inserendosi negli ordini del giorno di Giunta e Consiglio nazionale. La proposta di Lotti, una delle disposizioni da proporre per la prossima legge di Bilancio, ha creato più di qualche mal di pancia tra i massimi rappresentanti dello sport italiano, riuniti ieri pomeriggio nel rinnovato Salone d’onore.
CONTRARI È bastato che il presidente Figc Carlo Tavecchio prima e il numero uno del golf Franco Chimenti poi prendessero la parola sull’argomento, perché la riflessione sulla possibilità o meno aprire allo «scopo di lucro» il mondo del dilettantismo sportivo, seppure solo per le società dilettantistiche e non per le Asd, finisse per monopolizzare il dibattito, ospitando anche un intervento molto netto dell’ex presidente Pescante. Tutti, con o senza qualche distinguo, contrari alla proposta di Lotti.
CREDITO SPORTIVO Presidenti federali, invece, evidentemente soddisfatti degli accordi firmati da Coni e Cip con l’Istituto per il Credito sportivo. Uno garantirà trenta milioni di finanziamenti a tasso zero, restituibili in 15 anni, per la valorizzazione degli impianti top, a cominciare dai centri federali e di preparazione olimpica. L’altro prevede mutui light (da 10 a 60mila euro) accessibili a società ed associazioni affiliate alle federazioni per piccoli lavori e l’acquisto di attrezzature. Al Credito sportivo, com’è noto, da lunghi mesi è in predicato di insediarsi Andrea Abodi (mentre l’attuale commissario, Paolo D’Alessio, resterebbe come dg). Il suo decreto è pronto da tempo, ma non si sblocca quello sulla composizione di Cda e Collegio dei sindaci. Su questo tema, ieri Malagò ha auspicato che il Governo risolva i problemi per arrivare al definitivo via libera per la nuova governance.
TANTE MEDAGLIE Infine, procede l’organizzazione degli Stati generali dello sport, previsti il 20 e 21 novembre. Ne discuteranno anche il direttore generale del Cio, Christophe De Kepper, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, l’esponente della Lega Nord, Giancarlo Giorgetti e il sindaco di Torino Chiara Appendino. Sarà l’occasione per celebrare un 2017 ricco di medaglie azzurre nei Mondiali delle discipline olimpiche: 35, di cui 15 d’oro.