Udine, 26 ottobre 2017. L’iraniano Ghassem Nourizadeh ha superato Matteo Medves al termine di un incontro anomalo e così, per l’atleta udinese il Grand Slam ad Abu Dhabi si è concluso ai sedicesimi di finale, senza possibilità di recupero. Si è trattato di un match in cui Matteo Medves ha lottato, ma guardingo e attendista, atteggiamento anomalo per lui, che da tempo non interpretava. Aggressivo, incalzante ed avvolgente, le qualità che gli hanno permesso di mettere sotto stress qualsiasi avversario, le ha messe in gioco soltanto nella parte conclusiva dell’incontro, ma due sanzioni assegnate all’iraniano non sono state abbastanza rispetto al waza ari a favore di Nourizadeh. “È stata una di quelle gare in cui si parte con il freno a mano tirato, ed anche se era da un po’ di tempo che non accadeva più, oggi è andata così. – ha detto Matteo Medves – Mi sono ‘svegliato’ negli ultimi 30 secondi, ma che cosa vuoi fare in 30 secondi? Inoltre, avevo preparato l’incontro curando in particolare il lavoro a distanza, una cosa che non avrei dovuto nemmeno prendere in considerazione”. C’è amarezza nelle parole del 23enne udinese, che cerca i ‘perché’ per questo suo approccio ‘anomalo’ al primo combattimento del suo primo Grand Slam: “Prima di salire, quando eravamo ancora nel tunnel in attesa del nostro turno, ho visto che Oleinic (il portoghese che eventualmente avrebbe dovuto incontrare nell’incontro successivo, ndr) non si era presentato e, sia pure involontariamente, ma anche questo può avermi condizionato. Con la testa sono andato troppo avanti perdendo attenzione sul presente…”. Un’esperienza in più è pur sempre un passo in avanti e questa consapevolezza non fa difetto a Matteo Medves.
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