Abu Dhabi, 27 ottobre 2017. Quattro vittorie per un primo posto atteso anche troppo. Sono le vittorie ottenute da Edwige Gwend nei 63 kg ad Abu Dhabi, nella seconda giornata del Grand Slam negli Emirati Arabi Uniti. Il palmares della campionessa 27enne è ricchissimo e prestigioso, tanti i piazzamenti importanti che sono sempre arrivati con buona regolarità, in particolare secondi, terzi, ma anche i quinti posti ad europei e mondiali. Tanti, forse troppi, ma la vittoria, quella che gonfia il cuore ed infonde coraggio, è sempre arrivata con il contagocce. L’ultima per Edwige è stata quella del 2 ottobre 2015, Grand Prix a Tashkent. In un Grand Slam è arrivata per la prima volta ad Abu Dhabi, strapazzando Mukhayyo Ibragimova, uzbeka messa sotto con quattro waza ari, poi la canadese Emily Burt, quindi Kathrin Unterwurzacher, austriaca numero 3 nella classifica mondiale e quindi, al termine di un golden score concluso da una sanzione, anche la britannica Lucy Renshall è capitolata. “Non ci sono troppe parole da spendere per Edwige, perché quando combatte così, lucida e concentrata, è un problema per tutto il mondo – ha commentato il coach Francesco Bruyere – in finale ha gestito tatticamente bene un incontro scomodo con un avversaria ostica, ma senza mai andare in difficoltà. Davvero molto bene”. Quinto posto invece per Fabio Basile alla prima prova nei 73 kg ha meritato subito il posto in una finale, “Sono abbastanza soddisfatto di questa gara – ha detto Fabio – tengo anche conto che ho deciso il cambio di categoria poche settimane fa e mi sono confrontato subito con alcuni fra i migliori al mondo. È stata una prova ardua, ma sono contento anche perché ho battuto degli avversari di alto spessore, come lo svedese Macias, che è uno dei big della categoria (sesto nella WRL, ndr), penso che la strada sia quella giusta, anche se c’è sempre tanto da fare e tanto da imparare. Sì, sono felice e senza rimpianti!”. Brutta distorsione al ginocchio per Antonio Esposito con il mongolo Otgonbaatar negli 81 kg, Vittoria senza inno invece, per l’israeliano Tal Flicker, primo nei 66 kg, che ha potuto gareggiare ma con il dorsale IJF al posto di quello ISR ufficiale. Un problema che non è nuovo e nasce dall’assenza di rapporti diplomatici fra Emirati Arabi Uniti ed Israele, dal quale è seguito un ritardo sul rilascio dei visti e che, alla fine, per i dodici atleti israeliani è stato dato il via libera soltanto se avessero gareggiato senza nomi, simboli, bandiere e inno di Israele. Così è stato. Alla fine la risposta giusta è arrivata dagli atleti e dallo sport praticato. Anche senza dorsale né bandierina sul petto, Tal Flicker ha vinto. Ha ascoltato l’inno dell’IJF, ma si dice che qualcuno l’abbia sentito cantare l’inno di Israele. E dopo due giorni di gare, Israele è quarto nel medagliere del Grand Slam ad Abu Dhabi. Sarà una svista? Ma c’è scritto proprio Israele. Oggi in gara gli azzurri Nicholas Mungai (90) e Giuliano Loporchio (100).
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