Obbligo defibrillatori: la novità sono i « sottocutanei»

L’inaugurazione della nuova postazione (Foto Omnimilano)

Lunedì scorso era il quarantesimo anniversario della morte sul campo di Renato Curi, il calciatore a cui è intitolato lo stadio di Perugia. Martedì si sono conclusi i primi quattro mesi del percorso di applicazione, in forma definitiva, della legge che introduce l’obbligo della presenza del defibrillatore, con personale abilitato al suo uso, in tutti gli impianti sportivi italiani. Nelle stesse settimane, è stato pubblicato il Cocis 2017, un volume che fornisce ai medici sportivi le linee guida per la concessione dell’idoneità alla pratica sportiva.
INCLUSIVO Insomma, è un momento di cambiamenti e di novità, come ha sottolineato Antonio Pelliccia, presidente della società di cardiologia dello sport, nel recente convegno dell’associazione a Roma: «Nel mondo dello sport stiamo assistendo a una profonda evoluzione culturale, con un approccio molto più “inclusivo”. Insomma, un atteggiamento “meno restrittivo” rispetto a qualche anno fa. «La medicina dello sport ha creato grande opportunità – ci spiega Maurizio Casasco, il presidente della Federazione Medico Sportiva – Quando avevi un infarto, 30 anni fa, ti costringevano a letto. Proprio grazie alla medicina dello sport e alla cardiologia sportiva, si è capita l’importanza nella riabilitazione dell’esercizio fisico». Per Fabio Pigozzi, presidente mondiale di medicina sportiva e rettore dell’Università del Foro Italico, «Il monitoraggio scientifico di questi anni, ha consentito una maggiore, anche se cauta apertura».Poi la svolta per i defibrillatori: “Criticità non ce ne sono, nella società scientifica sono tutti d’accordo e c’è stato anche – dice Pelliccia – uno sforzo delle aziende per rendere meno costoso l’acquisto”. Per Gianfranco Beltrami, vicepresidente della FMSI, la svolta culturale è anche data da un nuovo approccio, che allarga la frontiere del pronto soccorso sportivo: “La sicurezza non è legata soltanto al cuore».
MATCH DOCTOR Il presidente della Fmsi sottolinea che la maggiore fisicità e velocità dello sport, ha moltiplicato “i rischi non solo cardiologici”. «Anche per questo abbiamo avanzato da tempo una proposta alla Lega calcio: la nascita del “match doctor”, che possa decidere di entrare sul campo senza il permesso di nessuno, in caso di emergenza, come si fa nel rugby».
SOTTOCUTANEI Intanto anche sul fronte defibrillatori arrivano altre novità. Proprio nel convegno di Roma, si è parlato pure di “defibrillatori sottocutanei”, nati dalla ricerca e oggi distribuiti dalla Boston Scientific. Negli Stati Uniti sono arrivati nel 2012, in Italia un anno dopo. Si tratta di un impianto introdotto con un’incisione al torace che monitora l’attività cardiaca ed eroga una scarica salvavita se necessario. «Non toccano né il cuore né il sistema venoso – ha commentato il dottor Federico Migliore dell’Università di Padova – e aprono prospettive nuove e diverse anche nel settore dello sport».
di Valerio Piccioni (La Gazzetta dello Sport – sabato, 4 novembre 2017)

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