Il pericolo è sempre lo stesso. Che una strada utilizzata per individuare la terapia per combattere una malattia, diventi il cavallo di Troia per dopare. È successo ieri per l’epo, tanto per fare l’esempio più noto, può accadere oggi e soprattutto domani per il cosiddetto «doping genetico». Un allarme che viene sottolineato nel nuovo codice Wada, in vigore dall’inizio dell’anno.
PREVENZIONE WADA L’aggiornamento della lista di sostanze e pratiche proibite riporta il divieto di uso di polimeri di acidi nucleici, in pratica i «mattoni» del Dna, l’uso di cellule normali o geneticamente modificate e l’uso di «agenti di editing genetico progettati per alterare le sequenze del genoma o la regolazione epigenetica dell’espressione dei geni». In quest’ultima categoria ecco la tecnica Crispr, il «taglia e incolla» del Dna che permette di modificare l’espressione dei geni. Il provvedimento Wada è una specie di misura «preventiva» visto che il panorama dell’uso fraudolento di queste pratiche è ancora nebuloso.
RISCHI E VIGILANZA «Lo spirito delle proibizioni che riguardano il doping genetico si riferisce al pericolo di esportazione verso lo sport di competenze e conoscenze usate per le terapie per alcune patologie», spiega Fabio Pigozzi, presidente mondiale di medicina sportiva e membro del board foundation della Wada. «Ci confrontiamo con la possibilità che la terapia genica sia usata in alcuni casi, per esempio di fronte a malattie neoplastiche o anche per il diabete. Davanti ai rischi di un uso non terapeutico bisogna tenere alta la vigilanza».
PARTITA A SCACCHI Ma il sistema di controlli può scovare il doping genetico anche valutandone gli effetti indiretti? La partita è tutta da giocare. Una sfida a scacchi fra doping e antidoping che sarà combattuta con nuove armi da una parte e dall’altra. «Intanto — dice ancora Pigozzi — si possono tenere stretti contatti con le società mediche di terapia genica. Se ci sono già dei metodi di analisi non ne sono a conoscenza, ma so che oggi c’è anche un’altra strada sulla quale muoversi. Armstrong non fu mai trovato positivo, ma proprio grazie a un lavoro investigativo si giunse alla certezza dell’assunzione di sostanze».
FANCY E LO SCONTRO Intanto tornano a farsi sentire gli hacker di Fancy Bears con le loro scorribande nei data base delle istituzioni sportive. Sul loro sito, vengono pubblicati scambi di mail per accreditare l’ipotesi di uno scontro «di potere e di soldi» fra la Wada, sostenuta da diverse agenzie antidoping anglosassoni, e la vecchia guardia del Cio.
Valerio Piccioni, La Gazzetta dello Sport (Giovedì, 11 gennaio 2018)
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