Dusseldorf, 25 febbraio 2018. Una medaglia di legno può essere un valore, soprattutto se arriva in un Grand Slam com’è stato questo a Dusseldorf, con 440 atleti di 65 nazioni, presenti quasi tutti i più forti del momento. Ed è stato Nicholas Mungai che ha ‘conquistato’, è il caso di dirlo, un quinto posto nei 90 kg con una gara in cui spiccano le tre belle vittorie ottenute, sul giovane talento romeno Eduard Serban, sul tedesco Tim Schmidt e, nel recupero, sul russo Dmitry Dovgan. Per un totale di due ippon ed un waza ari. Ma ci sono anche le vittorie ottenute da Giuliano Loporchio nei 100 kg a rendere più piacevole questa giornata di gare per il judo azzurro. Sì, perché Giuliano Loporchio, nei 100 kg, si è trovato subito di fronte Ryunosuke Haga, campione del mondo 2015 e bronzo a Rio, ma il 26enne pugliese ha affrontato il match a mente sgombra ed in una manciata di secondi, 28 per precisione, ha costretto alla resa il giapponese che, in quella prima ed unica azione, si è anche infortunato. Un’altra bella vittoria sul tedesco Philpp Galandi, regolato con un waza ari, quindi la sconfitta con il portoghese Jorge Fonseca, che ha piazzato due attacchi consecutivi, identici e fulminei, da lasciare a bocca aperta. E non solo Giuliano Loporchio che, a quel punto, è rimasto fuori dai giochi per un’eventuale medaglia di bronzo. Le sconfitte di Mungai invece, sono arrivate dal campione olimpico 2016 Mashu Baker e, per il terzo posto, dallo spagnolo Nikoloz Sherazadishvili. “La poule era buona, mi sentivo bene e sapevo di poter fare una buona gara – ha detto al termine della finale Nicholas Mungai – Nei due incontri che ho perso ho commesso alcuni errori che mi sarei potuto risparmiare. Sia lo spagnolo che il giapponese sono due atleti molto forti, ma penso che oggi una medaglia sarebbe stata alla mia portata. Fortunatamente penso di avere ancora dei grossi margini di miglioramento per cui non resta altro da fare che rimettersi a lavorare”. L’umiltà e la compostezza del 24enne atleta torinese accentuano la credibilità dei suoi propositi, che si ritrovano anche nelle parole, pur dette con comprensibile amarezza, da Giuliano Loporchio, “Non posso essere soddisfatto – ha detto Giuliano Loporchio – anzi, ho il morale bassissimo, perché sono venuto qui per prendere una medaglia che, purtroppo, non è arrivata. Certo, la vittoria su Haga non è stata semplice né scontata, ma vincere un incontro non vuol dire vincere la gara e rimane soltanto una piccola consolazione. L’obiettivo era diverso”. A tirare le conclusioni è coach Roberto Meloni, che ha detto: “Giuliano è partito molto, molto bene, sia con Haga che con Galandi, mentre con Fonseca non siamo riusciti a trovare la quadra dell’incontro, ma ci lavoreremo sopra. Per quanto riguarda Mungai sta crescendo moltissimo, da Zagabria (Grand Prix in ottobre, terzo posto, ndr) a oggi, con questa medaglia di legno, ha dimostrato di valere tutto questo livello. Il lavoro che stiamo facendo su questi quattro atleti che hanno gareggiato a qui a Dusseldorf e sugli altri, che faranno il Grand Slam ad Ekaterinburg (17-18 marzo) ed altri appuntamenti in programma, stiamo lavorando ed i risultati non tarderanno ad arrivare”. Se una medaglia di legno può essere un valore, quella di Nicholas Mungai assieme alla vittoria di Giuliano Loporchio sul campione del mondo e bronzo olimpico, sembrano essere una promessa. Sulla quale, a pochi mesi dall’inizio della corsa per la qualificazione olimpica, vale la pena scommettere!
Nota di rilievo, è stato assegnato il primo hansokumake (squalifica) doppio ed è accaduto nella finale dei +100 kg. Sono stati sufficienti più o meno due minuti per assegnare la sconfitta ad entrambi i contendenti, entrambi giapponesi, Hisayoshi Harasawa e Takeshi Ojitani. Tre shido ciascuno per non combattività. I due atleti sono rimasti a lungo interdetti, guardandosi intorno cercando di capire cosa stava accadendo. Sempre disciplinati, hanno poi fatto il saluto, si sono stretti la mano e se ne sono andati. Alla premiazione sono saliti insieme sul secondo gradino del podio e, insieme, hanno messo al collo la medaglia d’argento.
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