"La scuola e lo sport: il futuro dei nostri figli"

Scuola, sport, scrittura. Tre «S» che a volte faticano ad andare d’accordo. Ma che ieri si sono date la mano nel Salone d’Onore del Coni fra campioni, studenti e professori di due delle 22mila classi coinvolte nel progetto, le I F della «Pescetti» di Sesto Fiorentino e della «Cardinal Massaia» di San Giorgio a Cremano. Protagonisti di un percorso didattico-letterario con i giornalisti della Gazzetta dello Sport. Che non è altra cosa però rispetto alla pratica sportiva di tutti i giorni. Tanto che proprio da qui è partito il saluto di Giovanni Malagò, il padrone di casa, nel giorno del suo compleanno.
L’IMPEGNO DEL CONI Per il presidente del Coni, la scuola resta «la madre di tutte le battaglie». Ma combatterla è impegnativo. «Il Coni non dovrebbe occuparsi della scuola, una parola che non figura nel nostro Statuto. Ma fuggire, rinunciare di fronte a questo impegno ci provocherebbe un grande problema di coscienza». Per Malagò le ipotesi sono due: «O lo Stato e il Governo trovano le risorse per una specie di piano Marshall, investendo su docenti e impiantistica, oppure penso che sia indispensabile fare quello che facciamo e anche di più con il Coni e la sua rete associativa».
PORTIERI E GATTUSO In ogni caso, la scuola è un luogo cruciale. Lo ricorda pure Dan Peterson citando la storia di Sergey Belov, il grande cestista russo degli anni ‘70, «scoperto a 9 anni da un istruttore di educazione fisica». Intanto Luigi Garlando, giornalista della Gazzetta e fra i più apprezzati autori di libri per ragazzi, racconta com’è andata a San Giorgio a Cremano. In classe si è lavorato partendo da una traccia, la storia di una ragazza che sognava di fare il portiere frenata da un compagno di scuola apparentemente insuperabile e pure un po’ bullo. Un pezzo di trama che poi gli studenti hanno riempito a modo loro, fino al traguardo dei calci di rigore…
CAMPIONI Francesco Pugliese, l’amministratore delegato di Conad, ha ricordato che il progetto «Scrittori di classe» si inquadra in un intervento più complessivo della cooperativa: «Nel 2017 i soci Conad hanno investito circa 7,3 milioni di euro, di cui circa 5,2 milioni destinati ai settori giovanili delle società sportive attive in ambiti meno conosciuti». È toccato a Umberto Zapelloni, vicedirettore della Gazzetta, coinvolgere altri campioni nel discorso. Fiona May e Martin Castrogiovanni si sono ritrovati soprattutto su una cosa: la scelta di uno sport è fatta anche di passaggi per altre discipline. «Ho cominciato a giocare a rugby a 18 anni, ma prima avevo fatto basket e nuoto, esperienze che mi sono servite tanto», ha detto Martin. «Anche mia figlia Larissa (grande promessa dell’atletica nel lungo, ndr) prima del salto in lungo ha praticato danza, nuoto, ginnastica artistica». E mentre ci si saluta a colpi di autografi e di selfie, le tre «S» – scuola, sport e scrittura – continuano le loro prove di avvicinamento.

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