Quando si dice "ha vinto tutto" e non è fuori luogo…

   Quand’era piccolina, ma fisicamente sempre possente, Federica Pellegrini faceva le scommesse con papà prima di andare alle gare. E papà, sistematicamente le perdeva. Fino a sedici anni Fede non poteva indossare i tacchi a spillo, nè poteva andare in discoteca. Fu solo dopo il ritorno dai Giochi di Atene, con l’argento nei 200 sl, che potè permettersi certe concessioni. Baby boom cominciò da lì la scalata al successo, progressivamente venerata come la Divina delle piscine. La Callas del nuoto.
STORIA Per 7 Mondiali – dalla prima volta a Montreal 2005 con un pianto dirotto per l’oro inspiegabilmente buttato via, all’ultima a Budapest 2017 dove fece il tris d’oro beffando clamorosamente l’imbattuta americana Ledecky – i 200 sl hanno sempre visto solo lei sul podio: nessuna donna nel nuoto è stata così puntuale in una gara. Così, se chiedete a Fede come vorrebbe essere ricordata, lei non esita: «Come la miglior duecentista della storia». La specialità del cuore di una ragazza che ci mette sempre passione, che neanche lo showbiz o i guadagni distrae. No, la superstar, è sempre rimasta attraccata alle poche certezze: la dedizione per gli allenamenti, la costanza nel lavoro, il saper dividere il momento pubblico (anche questo gestito sapientemente, senza inflazionarsi) dal contesto privato, inaccessibile per quasi tutti. Perché per il resto Fede è la regina pure dei socials (quasi un milione di follower) che non si scompone mai e per evitare speculazioni rende partecipi i suoi «mafaldini» di ogni momento della sua giornata, sia un controllo antidoping, sia un paio di scarpe comprare (e siamo ad oltre 300 paia) o un concerto da fruire.
SCALATA Il primo degli 11 record mondiali lo stabilì in una semifinale dei 200 sl ai Mondiali di Melbourne 2007, quando cancellò il regno della tedesca Franziska Van Almsick: in finale, Fede perse forse dall’unica vera rivale, la diva francese Laure Manaudou, ma si riprese con gli interessi due anni dopo in casa, a Roma, sotto una spaventosa pressione che non le impedì di realizzare una magistrale doppietta con record mondiali e muri infranti nei 200-400 sl. La miglior nuotatrice di quei Mondiali (con Phelps) ormai era entrata definitivamente nella leggenda, un anno dopo l’oro olimpico sempre con primato a Pechino, dove diventò la prima azzurra a trionfare ai Giochi. «L’oro olimpico è stato il mio primo ed anche il più importante, ma non ho nuotato così bene come a Roma 2009».
VATE All’apice della carriera, all’improvviso la carriera di Fede ebbe un contraccolpo traumatico: ovvero la perdita del suo vate, quell’Alberto Castagnetti che nel 2007 aveva portato Fede da Milano a Verona, «costringendola» a spingersi fino ai 400, che lei non ha mai davvero amato essendo partita dai 100 (al successo la portò Max Di Mito) e dove in fondo sta cercando di approdare prima di ritirarsi ormai sazia a Tokyo 2020. Dai 100 agli 800, Fede ha sempre lasciato il segno, ma i 200 sono stati la sua essenza, ne hanno esaltato le qualità di veloce-resistente al punto da recitarli quasi a memoria. Dopo Roma e senza Castagnetti, il destino le stava chiedendo il conto, ed invece (come l’araba fenice del suo tatuaggio più visibile), Fede è riuscita a rialzarsi, s’è affidata al francese Lucas che le ha fatto ripetere la doppietta iridata riuscita in passato solo all’australiano Thorpe. Cambi di tecnici (Matteo Giunta è l’ultimo), di fidanzati (da Luca Marin a Filippo Magnini) l’hanno tenuta sempre al massimo dell’esposizione. Le mancava, ad un certo punto, solo il titolo iridato in vasca corta, ma l’ha afferrato proprio quando ne aveva più bisogno: dopo il legno ed il fiele di Rio 2016, dove sfilò da portabandiera.
RISCATTO Per dimenticare quella seconda Olimpiade amara dopo Londra (due quinti posti), Fede ha resettato ancora tutto e velocemente, sbancando ai Mondiali d’inverno e d’estate. A quasi 30 anni. Fede cerca un ultimo guizzo: ma è già eterna. Unica.
IL RACCONTO di Stefano Arcobelli
La Gazzetta dello Sport di mercoledì, 20 giugno 2018

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