A Baku, il campionato del mondo di judo non è ancora finito, mancano le categorie più pesanti e poi, le gare nella National Gymnastics Arena si concluderanno giovedì, ottavo giorno di questo lunghissimo campionato, con la prova a squadre miste. L’Italia ha già deciso da tempo di non partecipare a quest’evento e quindi, dopo cinque giornate, ha ripreso la via del ritorno a casa e ha potuto tracciare un primo bilancio di questo suo mondiale. “La crescita c’è e si vede – ha detto il Presidente della Fijlkam Domenico Falcone – perché questa squadra, composta da 5 atleti al primo mondiale su 9 elementi, ha avuto un atteggiamento sul tatami complessivamente convincente. Ed in particolare penso alle gare di Matteo Medves e Nicholas Mungai, e penso anche che questi due giovani siano in grado di fare qualcosa d’importante”. Certo, è ben vero che ritornare da un mondiale senza medaglie non fa mai piacere, tantomeno all’Italia che, con la rassegna iridata ha un pessimo rapporto, 8 medaglie negli ultimi 20 anni, 2 d’argento, 6 di bronzo, di cui 3 messe al collo da una sola atleta, Ylenia Scapin, ma che la prova dell’udinese Matteo Medves, indubbiamente positiva, raccogliesse anche l’encomio del presidente con dichiarazione di aspettative importanti, rende più dolce il ritorno in patria del vicecampione d’Europa 2018. Ad impressionare, a Baku, più delle due vittorie per ippon che Medves ha ottento nei 66 kg, è stato l’atteggiamento con il quale ha affrontato Hifumi Abe, il campione giapponese poi vincitore del titolo. “Fa sicuramente piacere essere stato notato – ha detto Matteo Medves – ed essere fra le note positive di una trasferta un po’ particolare, però non mi basta e, soprattutto, questo non mi consola perché sono ambizioso e anche a freddo, dopo qualche giorno, avere perso mi brucia molto. Sì, è vero! Ho perso con il campione del mondo, ma come la volta scorsa a Zagabria, il pensiero va già in cerca della prossima opportunità per incrociarlo. Sono consapevole che devo continuare a lavorare tantissimo e crescere ancora, c’è tanto da fare e lo voglio fare tutto per arrivare in cima alla montagna!”.
– Come ci si sente dopo aver disputato questo primo campionato del mondo?
“Sono sinceramente un po’ stanco, ma più del punto di vista fisico, è normale sentire affaticamento dopo un lungo periodo di preparazione Giappone compreso, per lo stress mentale che mi impone di fermarmi almeno un attimo. Per farlo non ho dovuto né chiedere né muovere un dito, appena atterrato ho trovato Elena (la fidanzata, judoka anche lei, ndr) sorridente con i biglietti in mano ed i bagagli pronti. Partenza immediata, si va in Portogallo, dodici giorni di vacanza. A dir la verità ho fatto mettere in valigia anche il necessario per l’allenamento, senza judogi ovviamente”.
– Quali e quando i prossimi impegni importanti?
“Il programma degli allenamenti si rimette in moto al rientro da questa vacanza-premio, la definisco così perché ha organizzato tutto Elena, e dall’8 ottobre nel Centro Olimpico a Ostia siamo tutti presenti all’Olympic Training Centre fino al 12. Per quanto riguarda le gare, è stato inserito il Grand Prix a The Hague, in Olanda a metà novembre in seguito alla cancellazione del Grand Slam ad Abu Dhabi. Ma Abu Dhabi è stato riammesso ed a fine ottobre si va negli Emirati, poi potrebbe essere che l’Olanda venga confermata ugualmente. Insomma, bisogna pensare alla qualificazione per le Olimpiadi e le occasioni per salire in classifica non si possono sprecare”.
Intanto, con i 320 punti meritati a Baku, Matteo ha già fatto un bel passo avanti e dal 37esimo posto è salito al 25esimo. Zone alte, e l’aria diventa sempre più rarefatta. Non male!
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