Inutile provare a metterla in difficoltà con il tipico approccio dell’uomo con la donna che sbarca nel calcio con un ruolo di primo piano, che non preveda solo sorrisi e taglio di nastri. Sarà all’altezza? Lavorerà sul serio? O è tutta un’operazione di marketing? Tranquilli, Cristiana Capotondi — attrice molto celebre, laureata in Scienze della Comunicazione, 38enne (ci perdonerà), romana felice di essere diventata milanese — è sveglia, brillante, preparata. I presidenti di Lega Pro, tra cui ieri mattina serpeggiava un certo scetticismo, si sono ricreduti ascoltando il suo intervento: pulito, misurato, con i riferimenti giusti. Noi che ci abbiamo chiacchierato per tre quarti d’ora, ci siamo definitivamente convinti quando ha cominciato a parlare di Carraro e Matarrese come se ne avesse vissuto le gesta da addetta ai lavori. «Voi vi stupite e io lo capisco. Ma il calcio è una cosa molto seria. Cosa c’è di più rappresentativo della nostra società? È una metafora della vita, e io che lo respiro da quando sono piccola, e come un maschio associo a eventi calcistici alcune fondamentali tappe della mia crescita, beh, posso dire che oggi corono un sogno».
Vicepresidente vicario della Lega Pro. Ha preso due voti in più di Jacopo Tognon. Non è capitato spesso che una donna abbia raggiunto un ruolo così apicale nelle istituzioni calcistiche.
«Sono contenta che mi faccia questa osservazione, per due ragioni. Innanzitutto perché mi consente di esprimere l’augurio che dopo di me ne arrivino altre, che un giorno magari una donna diventi presidente della Federcalcio. Oggi abbiamo quattro consiglieri federali, è un buon punto di partenza. E poi perché voglio condividere questa grande responsabilità con le decine, forse centinaia di donne che lavorano nelle istituzioni calcistiche, qui e altrove. Le donne nel calcio ci sono e contribuiscono a mandare avanti il sistema».
Ci tolga una curiosità: come nasce l’idea di candidarla alla vicepresidenza della Lega Pro?
«Conosco Gravina e Ghirelli da anni, li stimo, con loro ho condiviso idee e progetti. Gabriele è un abruzzese tosto, umile, lavoratore. Francesco è un uomo schietto, pragmatico, che sa essere molto poetico. Li ringrazio per l’enorme opportunità che mi hanno dato».
Già, ma di preciso lei di cosa si occuperà?
«Sociale, formazione, comunicazione. Avrò una delega per i rapporti col mondo scolastico. Ci tengo tantissimo. Lo sapete che una squadra più istruita è anche una squadra più vincente? Un calciatore che ha studiato comprende più rapidamente tattiche e teorie e gestisce meglio le pressioni, dei media e dei tifosi. Ecco, l’obiettivo è aiutare i nostri giocatori a concludere il percorso scolastico».
La prima cosa che farà da vice presidente?
«Visitare tutte e 59 le nostre società. Incontrare dirigenti, tecnici, calciatori. Ascoltare cosa va e soprattutto cosa non va in questa Lega Pro. “Ascolto” sarà una parola chiave di questa governance».
Lei è consapevole dello stato in cui versa la categoria?
«Perfettamente. Non a caso ho parlato di ascolto. Abbiamo bisogno di trovare in fretta la chiave per consentire ai club di contenere i costi e aumentare i ricavi. Il semiprofessionismo mi sembra la strada giusta».
È stata un’estate fin troppo calda sul fronte della giustizia sportiva, la Lega Pro ne sta ancora pagando le conseguenze. Che idea si è fatta?
«Era ora che si tornasse a giocare. Non mi faccia dire altro».
Il 2018 potrebbe essere ricordato anche come l’anno dell’esplosione del calcio femminile in Italia…
«Anche qui, era ora. Conosco le ragazze della Nazionale da tempo, realizzai con loro un documentario. Il passaggio in Federazione voglio interpretarlo come il primo passo verso il professionismo. Direi che se lo meritano, no?».
Lei gioca a calcio, vero?
«Sì. Fin da bambina. Ora nel calcio misto. Sorpresi?».
Ruolo?
«Terzino. Da centrale mi sento spaesata, mi arrivano da tutte le parti. Sulla fascia mi illudo di poter contenere gli avversari».
Squadra del cuore?
«Lo sanno tutti, la Roma. Dico solo una cosa: fidiamoci di Di Francesco».
Come concilierà il mestiere di attrice e di dirigente del calcio?
«A un uomo lo avreste chiesto?». Touché.
Alessandro Catapano – La Gazzetta dello Sport (Mercoledì, 7 novembre 2018)
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