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Legge in Parlamento, ci siamo

La nuova società Sport e Salute erediterà tutto il patrimonio e le competenze dell’attuale Coni Servizi. Le figure apicali del consiglio di amministrazione saranno di nomina governativa, «sentito il Coni».

Barbaro: «Il Coni non ha mai voluto cambiare»

Claudio Barbaro, presidente dell’Asi (Associazione Sportive Sociali Italiane), uno dei 15 enti di promozione riconosciuti dal Coni, è senatore della Lega.
Lei è dentro il sistema da una vita, perché ribaltarlo in questo modo?

  «Perché bisogna cambiare il modo di concepire lo sport in Italia e rimettere al centro della politica uno sport che sa includere tutti. Certo avrei preferito un Coni protagonista e non vittima. Ma non c’è mai stato un tentativo neanche blando di autoriforma. Neanche accennato. Siamo i più bravi e i più belli il mantra, va tutto bene così».
Ma per la riforma bisogna far saltare tutto, compreso ciò che funziona?
«La nuova società avrà il compito di fare di più e meglio. Io sono dentro il sistema, riconosco i suoi risultati, ma è anche vero che il Coni in questi anni ha fatto da tappo alle possibilità e alle spinte di rinnovamento venute dalla base».
Non ha fatto il suo dovere?
«I risultati agonistici sono una cosa. Ma io vi chiedo: qual è lo stato dell’impiantistica? Dell’educazione fisica nella scuola? Delle società di base? Lo Stato vuole fare la sua parte e va detto che finora il Coni è intervenuto, anche per assenza di altri, su cose che non gli competono».
Quali?
«Diamo atto al governo di prima della nascita del progetto “Sport e periferie”. Ma io mi chiedo: che cosa c’entra il Coni nella vicenda se la gestione di questo aspetto deve essere di competenza delle regioni?».

Felice Mariani, medaglia di bronzo nel judo a Montreal nel 1976, è un deputato del Movimento 5 Stelle.
Perché si deve cambiare un sistema che, è opinione comune in Italia e nel mondo, funziona abbastanza bene?
«Quell’“abbastanza bene” significa che si può fare meglio; io dico molto meglio. Nel resto del mondo i Comitati Olimpici nazionali si occupano della preparazione olimpica e partecipazione alle Olimpiadi. È invece lo Stato con il Ministero dello Sport, o con un’apposita società pubblica, ad occuparsi del finanziamento delle Federazioni e dei Comitati Olimpici. Invito Malagò a ragionare. Non è utile tirare la giacchetta degli atleti; questo governo pensa in via principale proprio a loro».
Ma pure sulla preparazione olimpica è la società di nomina governativa che darà i soldi alle Federazioni, ci sarà meno autonomia dello sport.
«Ma non è vero! Il governo vuole che sia la nuova società Sport e Salute a finanziare le Federazioni, le Discipline Associate e gli Enti di Promozione Sportiva. Dico agli atleti, ai tecnici e ai dirigenti che l’autonomia delle Federazioni è fondamentale pure per il governo. Per gli atleti non cambierà nulla, anzi ci sarà la possibilità di prepararsi meglio perché il nuovo sistema produrrà più risorse».
Da ex atleta non si sente in difficoltà? Quasi tutti i suoi colleghi sono molto scettici sulla riforma.
«Sono certo che siamo sulla strada giusta e non c’è nulla di male a impegnarsi per migliorare il sistema cambiandone la formula».
La Gazzetta dello Sport, 4 dicembre 2018

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