E’ calato il sipario su questa ventesima edizione del Judo Winter Camp che ha visto sul tatami ben millecentottanta atleti misurarsi nel confronto gli uni con gli altri.
Come una splendida melodia, questo stage ha regalato emozioni non di poco conto, dove nessuno è superiore all’altro e ci si ritrova a sposare pienamente quello che è uno dei principi fondamentali del judo: insieme per crescere e progedire.
E se la musica che deve emergere deve essere perfetta, serve un ottimo direttore d’orchestra affinché la sinfonia possa essere composta al meglio.
Ezio Gamba ha incarnato perfettamente il ruolo, sapendo essere sempre presente, non solo sul tatami, ma prima di tutto sul lato umano. Il tatami non è un luogo dove praticare judo, ma è prima di tutto un ambiente dove formarsi come uomini e come donne.
Sono i piccoli gesti, come banalmente prendersi cura degli atleti presenti sia sul tatami per aiutarli a crescere, raccogliere cose lasciate in giro, rendersi disponibili per un’intervista, azioni che si pensa che non si possano cucire sulla casacca un campione, a stupire in qualche modo e a ridarci una dimensione di quello che ognuno di noi in fondo sia nella sua essenza, una persona.
Lo stage è un modo per far crollare quelle barriere mentali che spesso ci creiamo nella quasi devozione dei nostri idoli, ci porta alla pari, sullo stesso piano e la disponibilità dei campioni ci rende vicini a loro mutando il precedente sentimento in qualcosa di ancor più profondo.
E se Ezio Gamba è stato il primo ad incarnare questi valori, non sono di certo da meno i grandi nomi presenti a Lignano in queste quattro giornate.
Sono stati giorni fatti di sorrisi, dove certamente il lavoro è stato protagonista sia dal punto di vista dei judoka, ma anche da quello di chi organizza e gestisce questa immensa macchina ormai ben rodata e che di anno in anno punta ad un continuo miglioramento del proprio standard.
E quest’utimo mondo è fatto molto spesso dei cosiddetti invisibili, coloro che si mettono a disposizione per sistemare il tatami a fine allenamento, per andare a recuperare gli atleti in aeroporto o riportarli al momento della partenza, sono i volontari che con passione e dedizione fanno sì che gli ingranaggi non si inceppino quasi mai, perché se l’errore è umano, la capacità di risolvere le problematiche è qualcosa di straordinario.
Mancano ancora interviste, alcune piccole chicche che pubblicheremo nei prossimi giorni e che speriamo possano tenere vive ancora per un po’ le emozioni di queste giornate appena concluse.
E’ con un grazie che concludiamo i racconti di queste giornate.
Grazie a chi c’è stato, grazie a chi si è messo in gioco, grazie a chi ha lavorato, grazie a chiunque abbia portato un sorriso con sé.
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