Sabelli, nuova era. Giorgetti ha scelto il super manager sempre connesso

La storia professionale di Rocco Sabelli – l’uomo scelto per guidare la nuova società Sport e Salute – incrocia i grandi nomi dell’industria italiana. È stato presidente di una società dell’Eni, la Gepi, direttore generale di Tim, a.d. di Piaggio e Alitalia. Ma per cominciare a raccontarlo si può partire dal campo sportivo «Civitelle» di Agnone, paese in provincia di Isernia famoso per la produzione delle campane dei Papi. È qui che Sabelli s’è innamorato del calcio, che nonostante i mille impegni di manager è sempre rimasto la sua grande passione. In squadra, con l’Olympia Agnonese, giocava difensore centrale. «Un mastino», secondo gli amici più stretti, che prova tuttora a darci dentro quando gli dà tregua un ginocchio malandato.
JUVENTINISSIMO Ma il pallone gli è rimasto dentro anche per un’altra ragione: la Juve. Ancora oggi, con il fratello Maurizio, organizza diverse trasferte in direzione Stadium. La Juve di oggi e quella di ieri. Di Ciro Ferrara, di Fabio Cannavaro, non a caso centrali pure loro. Anche se una Juve un po’ rossonera. Ha sfiorato il CdA del Milan lo scorso anno, ai tempi dell’avvento della presidenza Scaroni. In un’intervista confessò che il suo mito era Roberto Rosato, stopper azzurro di Messico ’70. Ma anche di essere nato il 12 agosto 1954, esattamente dieci anni dopo Francesco Morini, altro calcio ma sempre Juve.
IN MOTO Nel 2003 è anche salito in moto. Prima di tutto la «Vespa», con il risanamento della Piaggio fino alla quotazione in Borsa e l’acquisizione di Moto Guzzi e Aprilia, negli anni della rinuncia alle Moto GP e della rotta rivolta verso la Superbike. Quanto al mondo olimpico, Sabelli era nel comitato a sostegno di Roma 2020, candidatura poi stoppata dal no dell’allora premier Mario Monti. Più tardi, nel 2013, dopo la fine dell’esperienza in Alitalia con un (quasi) pareggio operativo e dopo tre anni «senza dormirci la notte», eccolo impegnato in una suggestiva operazione editoriale con il grande Anatoly Karpov: un libro, «Il gioco di scacchi e la responsabilità aziendale», che fa intuire la sua filosofia di lavoro: «Al capo azienda è richiesta una disponibilità totale. Quindi telefono e posta elettronica, oltreché la testa, sempre connessi». Con un asso nella manica: «La memoria. Avere una grande memoria è una fortuna per molti motivi».
CON CONI E FIGC Non è la prima volta che Sabelli – sposato, con due figli, grande amico di Giorgio Tosatti, firma del giornalismo sportivo – si siede in un ufficio «sportivo». Nel 2001 è stato consulente (a titolo gratuito) per la Federcalcio di Carraro. E ha svolto un incarico simile anche all’interno del Coni di Petrucci. Sabelli lavorò con l’allora segretario generale Lello Pagnozzi a un piano industriale per uscire fuori dal tunnel dei debiti. Poi arrivò Coni Servizi.
DILETTANTI Ma è stato alla fine degli anni ‘90 con Tim, dando il via alla sponsorizzazione tuttora in atto con la Lega di serie A, che Sabelli è stato «scoperto» dal mondo del calcio. Che però ha frequentato anche e soprattutto nel campo dilettantistico, stringendo rapporti con vari dirigenti, dall’amico Carlo Tavecchio a Gabriele Gravina e Cosimo Sibilia, presidente e vicepresidente Figc. Ora comincia una nuova sfida. Lo sport italiano non è solo un pallone, e non è solo palloni. Ma a Sabelli piacciono le grandi sfide. E c’è da immaginare che da settimane, visto l’incarico che lo aspetta, sia già quotidianamente «connesso» con il mondo che lo aspetta.
Valerio Piccioni – La Gazzetta dello Sport (martedì, 9 aprile 2019)

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