Gli italiani non si fidano più. Anzi, detta meglio: sono tornati a non fidarsi degli arbitri. Eccolo, evidente nella sua drammaticità, il risultato di un’annata di equivoci ed incomprensioni. La fiducia ispirata dal primo anno di utilizzo della Var si è a poco a poco esaurita, lasciando campo libero al sentimento che storicamente, e disgraziatamente, ha riempito il dibattito italiano sulle vicende arbitrali: il sospetto.
NUMERI IMPIETOSI Il campione raccolto da Gazzetta.it non intende stabilire una verità assoluta. Però racconta di un sentimento crescente, appunto, e dà un responso che anche numericamente è significativo: per circa l’80% degli oltre tremilasettecento utenti che hanno partecipato nelle ultime ore ad uno dei due sondaggi di Gazzetta.it, infatti, giocatori tecnici, società e tifosi «hanno ragione a protestare», perché «certi errori fanno pensare male».
RIPENSAMENTO Più che un atto di accusa, la denuncia di uno stato di insofferenza. Gli errori degli arbitri, l’utilizzo continuamente difforme della video assistenza, il disorientamento che decisioni diverse per episodi molti simili hanno provocato, il silenzio dei vertici arbitrali, interrotto solo recentemente per ribadire che «le idee sono chiare, non c’è alcuna confusione, si tratta di errori individuali e isolati», insomma tutto questo ha generato il grande scetticismo che oggi, a campionato quasi concluso, sfocia in cattivi pensieri. È un peccato, per il calcio italiano ma innanzitutto per la classe arbitrale. La Var non è in discussione, non si può tornare indietro. Chi la applica a corrente alternata, però, è finito nel mirino. Per la video assistenza, doveva essere la stagione del consolidamento, si è rivelata invece la stagione del ripensamento. Partita dopo partita, errore dopo errore, la crepa si è allargata.
COLPEVOLI E infatti il verdetto dei due sondaggi Gazzetta non lascia spazio a molti dubbi. Nel primo abbiamo chiesto ai nostri lettori di chi o cosa sia la responsabilità della crisi in cui sono precipitati i nostri arbitri. Per più di un lettore su due, il 53,8% dei 3.070 partecipanti al sondaggio (dato registrato alle ore 15 di ieri), la responsabilità è di «arbitri che fanno pensare male». Al secondo posto nelle preferenze c’è un «cattivo utilizzo del Var», scelto dal 27,4% degli utenti, seguito da «arbitri ritenuti non all’altezza» (12,4%). Più staccata la «formazione e dall’organizzazione di competenza dell’Aia (5%)», staccatissima l’opzione «gestione del gruppo e designazioni», scelta solo dall’1,4%. Un dato che sembra mettere al riparo almeno in parte il lavoro di Nicola Rizzoli, a cui evidentemente si riconoscono gli sforzi profusi nel corso della stagione per raddrizzare la barca e favorire un ricambio generazione che in questo momento sembra essere il vero tallone d’Achille della classe arbitrale. E si arriva alla domanda finale, se le proteste che montano ormai da mesi siano legittime o esagerate: il dato riscontrato, 79,3% contro il 20,7%, racconta di una crisi di fiducia che a ben guardare è il primo problema cui far fronte. Senza continuare a chiudersi nel proprio recinto, prima che sia troppo tardi.
Alessandro Catapano – La Gazzetta dello Sport (giovedì, 18 aprile 2019)
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