È la medaglia del cuore, quella di bronzo che Maria Centracchio ha conquistato a Minsk, seconda giornata degli European Games, categoria 63 kg. Un centimetro alla volta, partendo da lontano, con caparbietà, ostinazione, perseveranza. Senza mollare mai. E no, Maria è una che non molla mai, e se ne sono accorte la spagnola Isabel Puche, ma soprattutto l’olandese Juul Franssen, le polacche Agata Ozdoba-Blach e Karolina Talach, l’israeliana naturalizzata britannica Alice Schlesinger, perché quattro dei cinque incontri di Maria sono andati al golden score, i tempi supplementari che hanno reso la gara di Maria la più lunga della giornata, 25 minuti e 37 secondi sul tatami.
“Voglio fare un grandissimo applauso a Maria, è stata cinica e concreta – ha detto il coach Francesco Bruyere, che l’ha seguita in gara – ha ottimizzato al meglio le sua tipologia di judo per raggiungere l’obiettivo. Avevo annunciato la sua medaglia giorni fa… è una professionista vera, una lavoratrice instancabile che ha svolto nel migliore dei modi la preparazione per questo campionato europeo. È la sua terza medaglia importante in questo semestre, che la proietta fra le top della categoria. Bravissima!”.
E se la felicità di Maria Centracchio la si legge negli occhi e nel sorriso, il suo primo pensiero è rivolto a chi la sostiene, è una dedica: “Due medaglie non brillano quanto gli occhi delle persone a me più care, – ha detto Maria – che erano qui a supportarmi oggi. Questa medaglia è tutta per loro. È stata una giornata lunga e dura, ma ne è valsa la pena”.
Uno sguardo ed un pensiero che ha incontrato gli occhi del padre Bernardo, maestro di judo e da poche settimane anche consigliere federale, seduto in tribuna assieme a Silvia e Luigi, una parte della famiglia Centracchio. “Sono felice come padre, come dirigente, ma soprattutto per il movimento del Judo Italiano” ha detto Bernardo, che ha aggiunto “vedi quanti judoka italiani ci sono, la dedica è per loro”. È stata una grande giornata per Maria e sarebbe potuta esserlo altrettanto per Antonio Esposito, quinto negli 81 kg al termine di una gara straordinaria, quattro vittorie, due delle quali con il russo Alan Khubetsov, ottavo nel ranking mondiale e l’olandese Frank De Wit, che è il numero 3.
“Sono molto dispiaciuto per Antonio,- ha detto ancora Francesco Bruyere – un solo errore in finale gli è costato una medaglia che aveva in tasca e che meritava. Oggi era in grande forma, una gara strepitosa in cui ha battuto atleti top level con cui aveva sempre perso. Per lui vale lo stesso discorso di Maria, ha una grande testa e ci mette sempre cuore e anima in tutto quello che fa, un atleta esemplare con cui congratularsi. Per il resto della squadra posso solo dire medaglie buttate… siamo forti”. Gli altri sono Fabio Basile, che in condizione eccellente, ha superato nei 73 kg Lukas Reiter e Murat Bektas, quindi è andato in vantaggio sull’azero Rustam Orujov, poi argento, ma è stato sconfitto con una leva al braccio. E poi Giovanni Esposito, Christian Parlati, Edwige Gwend, Alice Bellandi e Carola Paissoni, tutti hanno lottato, si sono messi in gioco, ma chi prima chi dopo, sono stati fermati prima dei quarti. “Complimenti a tutti gli atleti ed all’ottimo lavoro che sta svolgendo lo staff tecnico – ha detto Giovanni Strazzeri, vicepresidente federale judo – siamo orgogliosi di voi!”. Lunedì, terza ed ultima giornata di gare individuali, tre gli azzurri che saranno chiamati sui tatami, Nicholas Mungai (90), Giuliano Loporchio (100), Vincenzo D’Arco (+100).