Gazzetta070809

La riforma dello sport è legge, ma il Cio lancia un monito

La legge e la lettera. È il titolo della giornata di ieri sull’asse Roma-Losanna. Il «collegato sport», il disegno di legge che affida al Governo deleghe pesanti, compresa quella del «riordino» del Coni, vince la partita del Senato con 152 voti favorevoli (Lega e 5 Stelle), 54 contrari (Pd e Leu), 52 astenuti (Fdi e Forza Italia) e taglia il traguardo dell’approvazione definitiva. Un passaggio che però è preceduto da un duro intervento con cui James McLeod, direttore dell’area Solidarietà e Rapporti con i Comitati Olimpici Nazionali del Cio, risponde a una lettera inviata da Giovanni Malagò lo scorso 30 luglio: «Il Coni non dovrebbe essere “riorganizzato” mediante decisioni unilaterali da parte del Governo». Un invito, condito da altre esplicite raccomandazioni con tanto di possibile riscrittura alternativa in sei punti, e soprattutto dalla sottolineatura delle sanzioni in cui può incorrere un Paese nel caso di una violazione dell’autonomia del comitato olimpico nazionale o della Carta Olimpica: fino all’ipotesi estrema di un ritiro del riconoscimento e della possibilità di una partecipazione italiana ai Giochi di Tokyo sotto le insegne olimpiche e senza bandiera e inno. La richiesta più significativa: sostituire il «riordino» (parola usata però anche dalla legge Melandri, 20 anni fa) del Coni con il «supporto» allo stesso per le «sue attività, secondo i seguenti principi e criteri direttivi, e solo se nella piena ottemperanza della Carta Olimpica».

«Ve l’avevamo detto»

Un corto circuito istituzionale che riempie una buona parte della giornata. Con tanto di ping pong polemici a integrare lo scontro: «lettura frettolosa», dicono fonti governative; «a dire il vero Bach aveva già avvisato il premier Conte lo scorso 24 giugno prima della votazione per la scelta della sede delle Olimpiadi 2026», rispondono da Losanna. Un botta e risposta che però non smuove la maggioranza. Meglio, non la smuove fino al punto di provocare un rinvio. Al Senato va in scena uno scontro durissimo. Le opposizioni se la prendono con le modalità della discussione, una legge delega, quindi con ampi margini di manovra da parte del Governo, che praticamente arriva in aula con mezza giornata di audizioni (compresa quella del j’accuse di Malagò) e una discussione notturna sugli emendamenti (lunedì sera).

«Fraintendimento»

Andrea Cangini di Forza Italia parla di «De Coubertin che si sta rivoltando nella tomba», mentre Daniela Sbrollini del Pd parla di «colpo di mano da parte del Governo». Che risponde in aula con Simone Valente, il sottosegretario «sportivo» dei 5 Stelle: «La piena aderenza alla Carta Olimpica, così come all’olimpismo, sono enunciati più volte nell’articolo 1. Il Coni sarà l’unico che potrà commissariare una federazione». Più tardi, con la legge già approvata, arrivano anche le parole del sottosegretario con la delega allo sport Giancarlo Giorgetti. Che parla di «fraintendimento» e promette un lavoro sui decreti delegati svolto con «equilibrio, misura e realismo».

Legge da scrivere

La legge comunque passa con diversi ordini del giorno. Documenti che in una legge ordinaria hanno un valore relativo. Ma che in una legge delega, con pagine tutte da scrivere, riveste un’importanza. In particolare, il Governo accoglie tre odg che lo impegnano «a definire il ruolo del Coni di governo dell’attività olimpica in coerenza con quanto disposto dall’articolo 27 della Carta Olimpica» e a una diversa considerazione (la formulazione però è piuttosto ambigua) del ruolo degli organismi territoriali, ridotti dalla legge a un ruolo di «rappresentanza istituzionale».

Da Mattarella

La legge deve compiere l’ultimo passo: la firma del presidente della Repubblica, un passaggio non soltanto tecnico nell’ufficio di Sergio Mattarella. Poi, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, comincerà il lavoro sui decreti delegati. E il contestuale «confronto con tutti gli attori del settore, al fine di raccogliere le loro indicazioni ed esigenze da valutare in sede di attuazione delle deleghe» (testo di un altro ordine del giorno approvato ieri dal Senato). Un confronto che non si preannuncia facilissimo.

Valerio Piccioni – La Gazzetta dello Sport (Mercoledì, 7 agosto 2019)

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