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35° compleanno e addio alle gare, tanti auguri Michela!

Solo la Carta d’Identità, che il 10 dicembre 2019 fa scattare i suoi primi 35 anni, segna la conclusione della carriera agonistica di Michela Petterle, ben 22 anni dopo la prima gara!

Michela ha iniziato a gareggiare a 12 anni, nel 1996, e non si è più fermata. Ragazzina, poi donna, lavoratrice, tecnico di judo, moglie e madre di due bellissimi bambini di quasi 3 e 5 anni.

Una colonna portante del judo veneto e una mosca bianca in questo ambiente che vede molti ragazzi mollare appena ventenni.

Le abbiamo fatto qualche domanda per capire come ha vissuto questi anni da agonista e le motivazioni di tanta dedizione.

Negli anni gli impegni diventano sempre più numerosi e importanti, ma tu dimostri che conciliare famiglia, lavoro e agonismo è possibile. Qual è il segreto?

Nessun segreto, in primis bisogna avere una famiglia che ti permette di fare tutto. Poi la passione fa il resto, diventa una “droga sana” della quale non riesci più a fare a meno.

Rimettersi in pista dopo due gravidanze, qual è stata la tua motivazione?

Le mie gravidanze non sono state una passeggiata, a livello di peso, ho preso 25 kg l’una. Ma in entrambi i casi, dopo un anno e mezzo, con molta determinazione e grazie all’aiuto della mia famiglia che mi ha aiutata permettendomi di andare da dietologa nutrizionista a Vicenza una volta al mese, sono riuscita a ritornare al mio peso iniziale (63kg). Diciamo che non avrei mai lasciato dei chili in più, non c’è cosa più bella che vedere una mamma in forma!

Com’è cambiata la tua prospettiva rispetto alle gare dal 1996 ad oggi?

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Diciamo che io mi sento ancora giovane come nel ’96, ma con qualche dolorino in più 😉 A parte gli scherzi, da giovane facevo tutto per divertimento, perché andava bene fare uno sport ed essendo sempre stata un po’ maschiaccio il judo era una buona valvola di sfogo. Negli anni mi sono appassionata al judo anche grazie a mio marito Davide Paro, che mi ha aiutata con la sua esperienza a prenderla in maniera un po’ più seria.

Comunque quando ero giovane io, esordienti e cadetti non avevano le possibilità che hanno i ragazzi di adesso: stage in ogni stagione dell’anno, criterium ogni mese ecc. e noi ragazzi eravamo un po’ più “crudi”. Adesso sono anche molto aiutati per prepararsi al meglio, basta solo la volontà e avere dei tecnici bravi che non ti stufano prima del tempo.

Negli ultimi anni il livello dell’agonismo è aumentato e si è abbassata l’età della maturità agonistica. Questo fa sì che molti ragazzi giovani a 20 anni vedono già sfumare i loro sogni di gloria e smettono. Tu cosa ne pensi?

Si è vero! Infatti quest’anno agli assoluti senior in due categorie hanno vinto delle ragazze di 17/18 anni. Io penso che i ragazzi di adesso siano un po’ troppo pressati psicologicamente fin dall’età pre-agonistica. Mi è capitato infatti di vedere tecnici che spiegavano azioni particolari già a bambini di 8/9 anni, e, a qualche stage, ragazze di 25 anni che dicevano di essere già vecchie. Io a 26 ho cominciato a divertirmi e sentivo che il mio corpo era al massimo della mia energia. Forse, con un percorso meno pressante all’inizio si riuscirebbe a portare questi ragazzi ad essere maturi nei tempi giusti, e quindi ad essere a 20/25 anni al top e non al flop.

C’è una gara in questi 22 anni che ti è rimasta nel cuore?

Certo che ho una gara nel cuore: Campionati Italiani Assoluti 2015 a Torino. Una gara formidabile, ero in perfetta forma e sensazioni bellissime, mio figlio di 1 anno e mezzo mi guardava da casa con il papà e io avevo un’energia che non avevo mai provato prima. La gara non è finita come desideravo, perdendo la semifinale (con un arbitraggio molto dubbio) e poi perdendo l’incontro per il 3 posto, sono arrivata ai piedi del podio (anche se con il terzo dan in cintura). Per fortuna avevo a fianco il mio amico e tecnico Matteo Formiconi, che mi ha aiutato a passare quel brutto momento, ma resta comunque la migliore.

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Poi ne avrei un’altra da aggiungere, se posso: 2011, gara a squadre di serie A. Gara bellissima e molto emozionante, con le mie compagne di squadra di sempre Cinzia Valle, Francesca Posocco, Debora Vendrame e il prestito Guendalina Torcellan, ci siamo conquistate il terzo posto vincendo , perdendo, piangendo, urlando e lì abbiamo unito le nostre amicizie più che mai, dandoci una mano l’un l’altra e affrontando ogni incontro insieme. Anche questo ci ha fatto crescere, tutte assieme. Ecco, questo è il bello del judo, quello in cui credo io! Crescere e maturare con belle o brutte situazioni, per poi saper affrontare anche la vita di tutti i giorni.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Ora mi dedico ai miei ragazzi in palestra e cerco di trasmettere a loro la mia passione e la mia grinta, poi sta a loro tirare fuori la loro, ma non pressandoli e bruciandogli la gioventù e il diritto di venire a Judo anche solo per divertimento. Continuerò comunque ad allenarmi e ad aiutare i miei colleghi nella preparazione delle gare e allenerò anche i miei figli insieme a mio marito… così arriverà il giorno che prenderò un bell’ippon da uno di loro e allora mi sentirò vecchia veramente!

Michela ha iniziato la carriera agonistica nelle fila del Judo Vittorio Veneto, proseguito con il Kodokan Judo Vittorio Veneto, per concludere, dopo il matrimonio e il trasferimento, con il Jigoro Kano Roncade. Proprio con quest’ultima società inizierà ora una nuova avventura da tecnico che la vedrà trasmettere ai giovani judoka del roncadese tutta la sua esperienza e l’amore per questo bellissimo sport. (Autore: Cinzia Valle)

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