Palestra di vita, luogo di aggregazione sociale, veicolo di crescita e molto altro ancora: è lo sport, quello che vede coinvolti in Italia milioni di bambini, ragazzi, adulti, quello che può portare fino al sogno olimpico o, semplicemente, aiutare a stare meglio. Lo sport che purtroppo però ha anche un’altra faccia della medaglia e talvolta può trasformarsi in “vetrina” per discorsi e gesti d’odio, che nella realtà digitale si moltiplicano, potenziano e diffondono in maniera esponenziale.
È proprio per questo motivo che oggi 7 febbraio, nella Giornata Mondiale contro il Bullismo, prende ufficialmente il via così il progetto “Odiare non è uno sport”, sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e promosso dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo, che raccoglie campioni e campionesse, società sportive, associazioni, scuole e studenti pronti a dire il proprio “no” all’ hate speech.
La campagna sta raccogliendo le testimonianze di diversi atleti di spicco delle nazionali azzurre di tutti gli sport ma anche di decine di sportivi dilettanti, professionisti, scuole, associazioni che sostengono la causa riprendendosi con il logo del progetto ovvero la scritta “Odiare non è uno sport”.
La campagna durerà tutto il 2020, anno Olimpico in cui gli occhi dei media saranno particolarmente puntati sullo sport, e prevederà diversi appuntamenti e strumenti per sensibilizzare la cittadinanza: dieci flash mob contemporanei in diverse città italiane lunedì 6 aprile, in occasione della Giornata Internazionale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace, attività educative in 55 scuole e 44 società sportive, partecipazione a numerosi eventi sportivi. Per finire con le “squadre” territoriali anti-odio che monitoreranno profili e pagine social di varie società sportive per intercettare e rispondere in modo pertinente ai messaggi di hate speech.
Tutti insieme insomma con un obiettivo comune: dire no all’odio nello sport e nella vita!
Per maggiori approfondimenti visita il sito www.odiarenoneunosport.it