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«Non c’è più tempo è meglio rinviare»

Mentre il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach dice che «sarebbe prematuro rinviare i Giochi adesso», per Gianni Petrucci rischia di non esserci più tempo. L’Olimpiade sarebbe in programma dal 24 luglio al 9 agosto. «Premetto che a Tokyo vorrei andarci – dice il presidente della Federbasket, già numero 1 del Coni dal 1999 al 2013 —. Ma come si fa ad affermare che la situazione sarà sicura? Sarebbe meglio parlare chiaro e dire: è una pandemia, non c’è tempo per disputare i Giochi in sicurezza. Poi, davanti ai drammi e le morti, si può pensare all’Olimpiade?». «Stiamo considerando vari scenari – ha detto Bach al New York Times — e la cancellazione al momento non è in agenda».

Presidente Petrucci, da dove nasce lo scetticismo?

«Sento frasi apodittiche, come “i Giochi come segno di risveglio del mondo”. Ma fuori dalla finestra ci sono scene agghiaccianti, le file di bare. Il mio è un discorso di buon senso. In caso di rinvio, non prevedo una sommossa mondiale».

Quali sono i dubbi?

«Quando si è cominciato a diffondere il virus, si diceva: “State sicuri, i Giochi si faranno”. Un mese fa Dick Pound, membro del Cio dal 1978, disse che se la situazione mondiale non fosse migliorata nei mesi successivi, si sarebbe andati verso l’annullamento. Il giorno dopo il ministro dello Sport giapponese, Seiko Hashimoto, ha smentito. Ora siamo a quattro mesi dall’inizio e la situazione mondiale è peggiorata. Ma il Cio non ha cambiato linea».

Cosa si dovrebbe fare?

«Ho una certa esperienza di Olimpiadi: ne ho vissute 12, di cui otto da presidente del Coni, compresa quella invernale del 2006 a Torino. In più ho lavorato al dossier per Roma 2024 bloccato dall’allora governo Monti. Conosco quali sono i tempi e le modalità».

Ad esempio?

«Mancano 4 mesi all’inaugurazione, ma la macchina dei Giochi si accende prima. Ad esempio, i cavalli per l’equitazione partono in nave da 30 a 40 giorni prima delle gare e devono stare in quarantena. Anche la vela richiede tempi lunghi. E poi gli atleti spesso arrivano settimane prima per acclimatarsi e abituarsi al fuso orario».

I rischi?

«Sono undicimila atleti, oltre agli staff, il personale, i volontari, tutti insieme al villaggio olimpico: cosa potrebbe succedere se solo una persona risultasse positiva al virus?»

E i preolimpici?

«Come pallacanestro avremmo il torneo della squadra femminile di 3 contro 3, che sarebbe stato in questi giorni in India e che è già stato rinviato, e quello della Nazionale maschile a Belgrado dal 23 al 28 giugno che potrebbe saltare a breve. Altri sport sono a rischio. Sento parlare di qualificazioni secondo il ranking. Ma non si considera il diritto sportivo. All’Olimpiade ci si qualifica sul campo. O si cambiano le norme o un atleta escluso avrebbe buon gioco a fare ricorso al Tas, soprattutto per le discipline individuali».

Il Coni cosa ne pensa?

«Ho anticipato a Giovanni Malagò queste mie preoccupazioni. È una persona straordinaria, con cui ho un ottimo rapporto, pure se qualche volta mi distinguo dalle sue posizioni».

Suggerimenti al Cio?

«Ho le mie idee e sto al mio posto. Se dico tutto quello che penso, creo un pandemonio. Prima ero solo io a essere scettico, ora vedo che anche altri iniziano a pensare al rinvio. Io non sono contro il Cio, ma ho diritto di non essere d’accordo. Il calcio ha già rinviato l’Europeo, anche se tutte le Federazioni ci rimettono».

Si tratta di un problema economico?

«Il presidente del Cio ha detto che la decisione su un eventuale rinvio non sarà determinata da interessi finanziari. Le ricadute economiche e assicurative ci saranno ma non è questo il punto. Davanti alle vite umane, non esistono i problemi economici. Devono dirci come fanno ad avere la certezza che a Tokyo il virus sarà definitivamente sconfitto».

Un rinvio al 2021 o 2022?

«Non do suggerimenti. Fino al 1992 si disputavano i Giochi invernali ed estivi nello stesso anno. Mi parrebbe più naturale uno spostamento di due anni dando agli atleti il tempo di prepararsi. Al momento non si sa quando potranno riprendere l’attività sportiva».

Le elezioni federali che seguono il ciclo olimpico andrebbero spostate?

«No, le elezioni si tengono ogni 4 anni. Il calcio le ha già fatte durante i Giochi».

La Fip ha avviato una revisione dei compensi: come sta andando?

«L’ottima reazione di Meo Sacchetti non mi ha sorpreso. Il c.t. ha una grande sensibilità come dimostra la sua storia. Ha capito al volo che non vogliamo affamare i collaboratori. Per questo stop la Fip ci rimetterà diversi milioni pur ringraziando il governo per l’aiuto che ci sta dando con i rinvii delle scadenze. La Fip ha 19 squadre nazionali con tecnici, staff, medici. La rivisitazione dei contratti è logica. Mi sono consultato con i giuslavoristi. Anche la Lega con Umberto Gandini è al lavoro per quantificare i danni».

Sulle restrizioni all’attività sportiva all’aperto?

«Sono logiche. Vedo certi esaltati al mattino che sono convinti che uscendo a correre guadagneranno dei punti premio. È anche un’immagine negativa. Adesso pure io faccio attività fisica in casa».

Spaventato?

«Sì, per la mia famiglia, i miei due figli, per tutti. Sono spaventato come tutti gli esseri umani. È da folli non avere paura in questo momento».

Paolo Bartezzaghi – La Gazzetta dello Sport sabato 21 marzo 2020

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