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Trump e il destino dei Giochi «Presto Abe dirà la verità»

Tra i primi a chiedere il rinvio di un anno dei Giochi di Tokyo a causa della pandemia del coronavirus, ieri a Washington, Donald Trump ha lasciato intendere che la decisione sembra ormai presa: Il Giappone – ha detto – annuncerà presto una decisione sull’Olimpiade», in programma a Tokyo dal 24 luglio. «Il primo ministro Abe – afferma il presidente degli Stati Uniti – ha una grande decisione da prendere. Hanno costruito uno dei luoghi più belli che abbia mai visto. È una sua decisione e so che lo farà presto, non so cosa sia, cosa sarà e non ho pensato di doverlo influenzare». Il Capo della Casa Bianca ha quindi concluso: «Ci sono varie opzioni, tra cui il rinvio o la cancellazione, ma la decisione spetta a loro».

Messaggio

Un messaggio chiaro da indirizzare anche al Cio, il cui presidente Thomas Bach aveva dichiarato sempre ieri alla radio tedesca Swr Sport: «L’annullamento dei Giochi distruggerebbe il sogno olimpico di 11.000 atleti di 206 comitati olimpici e della squadra di rifugiati del Cio. E sarebbe la soluzione meno giusta. Non si possono posticipare le Olimpiadi come fosse una partita di calcio. Bisogna agire in modo responsabile e prendere decisioni solo su basi affidabili e chiare che osserviamo continuamente, 24 ore al giorno. Non esistono soluzioni ideali». Il comitato olimpico Usa, si è detto favorevole alla scelta attendista del Cio ma intanto in due giorni ha ricevuto dalle sue federazioni più potenti, atletica e nuoto, la richiesta di rinviare l’Olimpiade: Richiesta necessaria». L’amministratore delegato di Usa swimming, Tim Hinchey, leader dei 400.000 tesserati della federazione che schiera i più grandi campioni olimpici e mondiali in piscina (33 medaglie a Rio) ha indirizzato una lettera al capo esecutivo del comitato olimpico Usa, Sarah Hirshland e alla federazione mondiale.

Stress e dubbi

«La nostra priorità – scrive- restano la salute e la sicurezza. I nuotatori Usa sono sempre disposti a gareggiare con chiunque, sempre e ovunque. Tuttavia, andare a gareggiare nel mezzo di questa crisi sanitaria globale non è la risposta giusta. C’è caos in molti Paesi. Tutti hanno fatto i conti con interruzioni inimmaginabili a 4 mesi dai Giochi ciò mette in discussione autenticità dei risultati e pari condizioni. Gli atleti vivono tremende pressioni, stress e ansia». Chiuso il centro olimpico del nuoto a Colorado Springs, i Trials del 21-28 giugno a Omaha restano in forse.

Rischi e proteste

Anche la federazione statunitense di atletica leggera, che ha in programma i Trials a Eugene (Oregon, sede dei Mondiali 2021) dal 19 al 28 giugno, ha scritto una lettera firmata dal Ceo Max Siegel, chiedendo al massimo organismo di impegnarsi perché l’Olimpiade non si svolga in estate. «Se poi torniamo a casa col virus e provochiamo la morte di un parente, ne vale la pena? No» afferma Wallace Spearmon, vicepresidente del consiglio degli atleti. Allenarsi è un problema adesso anche negli Usa. Un grido d’allarme lo lancia anche Lolo Jones, la 37enne ostacolista: «Il Cio ci sta facendo a pezzi, più che pensare agli allenamenti abbiamo paura e dovremmo stare in quarantena. Io temo di contagiare il mio allenatore. E cosa faremo se tra un mese il Cio dirà che i Giochi si faranno?». Ashton Eaton, olimpionico del decathlon e la ginnasta Laurie Hernandez si schierano per il no ai Giochi 2020. Un no categorico arriva inoltre dai comitati di Norvegia, Slovenia e Brasile.

Stefano Arcobelli – La Gazzetta Sportiva domenica 22 marzo 2020

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