Il primo caso di positività al Covid-19, da quando è ripresa la Serie A, è del Parma. Lo ha annunciato lo stesso club emiliano nella mattinata di ieri:«Il Parma Calcio 1913 comunica che l’ultima serie di esami ha evidenziato un caso di positività al Covid-19 relativamente a un membro (non calciatore) del gruppo squadra. Il soggetto completamente asintomatico è stato prontamente isolato secondo le direttive federali e ministeriali. La società comunica altresì che tutti gli altri membri del suddetto gruppo squadra sono risultati negativi ai test Covid-19 e hanno iniziato l’isolamento presso il Centro Sportivo, ma potranno continuare regolarmente l’attività, costantemente monitorati secondo il protocollo vigente». Si tratterebbe di un membro dello staff medico, ora in isolamento a casa.
I precedenti
Anche l’allenatore Roberto D’Aversa: «È venuto fuori un caso di positività, però per fortuna la persona è asintomatica. La cosa importante è che stia bene. Adesso seguiremo il protocollo: effettueremo dei tamponi, resteremo in ritiro e vedremo». Lo stesso allenatore, con un test a metà maggio, aveva scoperto di aver contratto il virus all’inizio di marzo: due-tre giorni di febbre, nemmeno alta, e poi tutto si era risolto. E sempre alla metà di maggio due giocatori del club emiliano erano risultati positivi asintomatici: isolamento in casa e nessun contatto con il resto della squadra. Al termine della quarantena e dopo altri due tamponi negativi, erano rientrati in gruppo.
Lo specialista
«Mi auguro che il caso di positività sia isolato ed isolabile altrimenti si potrebbe innescare una spirale pericolosa che potrebbe portarci a scelte inevitabili di sospensione», afferma Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani di Roma e componente del Comitato scientifico della Figc per l’emergenza Covid-19. «Mi pare però che se si isola e monitora costantemente il gruppo squadra, il sistema possa funzionare. Bisognerà capire dal “contact tracing” come la persona è venuta in contatto con il virus e con quali e quante persone fuori del gruppo squadra, considerato che sono tutti liberi di tornare alle loro case e frequentare chiunque. Mai come in queste occasioni il tracciamento è indispensabile. Se si fosse creata, come auspicavamo, la bolla iniziale con la certezza di negatività per tutti i componenti del gruppo squadra, mandando in ritiro preventivo e monitorato con i test per 14 giorni i calciatori, tutti gli addetti e le loro famiglie, e successivamente far vivere tutti, comprese le famiglie, dentro i centri sportivi o equivalenti, oggi parleremmo diversamente».
Andrea Schianchi-La Gazzetta Sportiva domenica 12 luglio 2020