Sabato 4 gennaio, con una sorpresa alla cerimonia d’apertura, vengono presentati i Top Coach del 21° Judo Winter Camp…
Sono le 11.15 di sabato 4 gennaio ed al 21° Judo Winter Camp scocca l’ora per la presentazione ufficiale degli otto ‘top coach’ dello stage, Alberto Borin, Silvio Tavoletta, Aljaz Sedej, Marino Cattedra, Fabrizio Chimento, Leandro Guilheiro, Ivan Nifontov, Sergei Samoilovich. Sul tatami ci sono quasi tutti, i senior che hanno finito da pochi minuti ed i giovani e giovanissimi che stanno per iniziare. Il colpo d’occhio è straordinario, tutti seduti, lo sguardo rivolto allo schermo che, nel frattempo, sta cercando di far partire le immagini. Sembra di essere ad uno di quei concerti in cui la marea di fans attende paziente che entri in scena il loro idolo e che inizi lo spettacolo. Ma questa volta la scena è tutta per i ‘top coach’ e quando, finalmente, il computer giusto fa scorrere le immagini, assieme alle luci cala anche il silenzio. Uno dopo l’altro, scorrono veloci le azioni vincenti degli otto protagonisti, cui segue l’intervista-flash, due battute ciascuno per dire: io sono così, mi riconosco in questo principio. L’applauso sgorga spontaneo per ciascuno ed alla fine, per chiudere, la fila di top-coach ha fatto un passo avanti, tutta insieme. Ed è stata ovazione. Da brividi.
Le emozioni ancora vive di… Pierluigi
WinterCamp è la manifestazione, la concretizzazione di una visione di judo, della visione del judo che mi piace. E’ jita kyo ei –io e gli altri insieme progresso – oltre le speculazioni filosofiche. La mente prima del corpo perché prima di realizzare il magnifico incontro del judo regionale col judo mondiale qualcuno deve aver pensato, molti devono aver pensato assieme, sognato assieme, anticipato punti critici e trovate soluzioni, trovati corpi braccia, teste, gambe, cuori, voci – che non bastano mai – per far sì che insieme si possa giocare, studiare, stare insieme. Insieme campionissimi di oggi e di ieri, giovani talenti, perfino chi si è approcciato al judo da pochi anni e i veterani. È mettere tempo, talento, l’energia per cui ci siamo allenati, al servizio perché l’incontro ci possa essere, chi come atleta o coach, chi in altri ruoli.
Lo Yama Arashi mi ha dato opportunità di esser parte di questo evento, nell’organizzazione, entrando dalla porta che posso varcare e mi piace, la porta del servizio, del lavoro e della disponibilità. Disponibilità per risolvere è JU. E così ho potuto essere vicino ai miti – anche nel 2020 tanti, Leandro Guilheiro per me tra gli altri, Axel Clerget e gli altri francesi, i russi, gli sloveni, gli italiani – e alla creatività nel flusso del Media Team, una forma di magnifico jazz. E il senso dell’insoddisfazione, del fatto che si potrebbe far sempre meglio, da parte di chi sta facendo miracoli; quello che ci tiene in movimento. Emozioni continue, voglia di continuare a esser parte di questa visione. Grazie.