… E così tra un ricordo e l’altro, siamo giunti quasi al termine del quarto giorno di Judo Winter Camp, quello di solito dedicato ai saluti, alla preparazione delle valigie e alla risistemazione del palazzetto. In quest’edizione così particolare però ci siamo permessi di cambiare i piani e di restare assieme a voi ancora per un po’. E allora, oltre ad invitarvi a leggere i contributi di oggi, vi aspettiamo anche domani per il gran finale… un po’ come se ci mettessimo in viaggio verso Mittersill, no?
Le emozioni ancora vive di… Milena
E’ mia abitudine vedere il bicchiere mezzo pieno.
Abbiamo deciso di non organizzare il Judo Winter Camp 2021 mesi fa. Era chiaro che il covid avrebbe reso impossibile garantirne le peculiarità. Cosa penso? Avete presente quando fai il peso? Gli ultimi giorni? Fai quello che devi fare senza se e senza ma. Centellini tutto con chirurgia senza discutere. Questo è quello che “provo” dal 21 febbraio 2020, ultimo giorno di normalità.
Siamo qui, ora. Il covid ci ha tolto la leggerezza di programmare, non la gioia, non la passione. Ci adattiamo a tutto. Centellino la pazienza senza discutere. Colgo il meglio e attendo. Progetto, disfo e riprogetto ancora, senza discutere perché il nemico non è una persona, un evento. Impossibile pensare che tutto sarà come prima allora immagino, programmo, faccio….sapendo che tra una settimana immaginerò e farò altro. Credo che l’unica cosa sbagliata sia fare niente e attendere la normalità.
Torno al bicchiere. Ho cominciato a guardare indietro di 15….20 anni. Tanti Natali passati tra parenti e computer. Ho provato a ripetermi “il primo Natale libero”, a cercare vantaggi, eppure il bicchiere è rimasto vuoto. “No Winter” ha odore di stantio, il rumore dell’immobilità. Per noi gli eventi sono un laboratorio di idee, di esperimenti, di emozioni.
Eventi come il Judo Winter Camp e il Trofeo Alpe Adria ti allagano la vita per 4 mesi all’anno. Una follia, eppure continuiamo. Lo facciamo perché malati di judo? Beh…sì. Poi quando ci mettiamo a programmare si aggiungono altre “patologie”. Una sicuramente ereditata da Luciano è il “combinare” a tutti i costi. Poi c’è la patologia di Enzo che tra i suoi innumerevoli “difetti” ha quello di spingere tutti ad essere creativi…che dal mio punto di vista è “mai pratici”.
E poi dopo tutti i poi c’è Ezio….15 anni di Winter con Ezio. Cosa significa? Significa imparare ad essere professionisti pur essendo mediocri, veloci con i mezzi di un club di provincia, precisi anche quando hai finito le forze. Però poi….nessuno come lui. E mi fermo qui. Se conoscete la sua potenza sapete di cosa parlo. Sono quelle persone che pensi quando devi scegliere tra A e B. E non ho aperto il tema affettivo altrimenti gli episodi solo miei meritebbero un racconto, quelli familiari un’enciclopedia….stop.
Insomma tra questi “ma”, “poi” e “però”, il Winter è cresciuto. Siamo passati dall’organizzare un camp regionale a “scimmiottare” gli eventi Ijf. Il Winter ci fa battere il cuore e sudare le mani!
Progettare ogni particolare, pensarne una nuova ogni minuto, sfidare la nostra immaginazione genera dentro il petto onde enormi che ti nutrono per mesi. Come insegnante rubo tempo al tatami per il Winter. Eh sì sarei un’insegnante migliore senza questi 4 mesi, ma nessuno tra i miei allievi sarebbe uguale senza quelle onde nel petto.
Soddisfare le esigenze di tutti ripaga di ogni randori non visto mentre organizzi transfer o risolvi i problemi dell’ultimo minuto!
Cosa è diventato organizzare un winter? Anticipare problemi. Diventi uno scanner di check list. Continui a ripassare, ricontrollare, riorganizzare perché sai che se anticipi i problemi prevedibili risolverai gli imprevedibili. Tutto questo ovviamente … è possibile solo se c’è un gruppo di persone pensanti che si vogliono bene. Sì, devono volersi bene altrimenti le patologie di cui sopra sono difetti e non pregi.
Spesso da sola rido quando penso alle infinite “figure di m….”. Le trasferte, come sapete, sono fonte di risate infinite. Un Winter corrisponde a una decina di trasferte condensate in 6 giorni. Ti arriva una continua pioggia di problemi, cambiamenti, racconti, richieste….sorrisi, abbracci…e per fortuna esiste il multitasking.
Ogni anno giuriamo che l’anno dopo non recupereremo nessuno in aeroporto, e poi l’anno successivo ci organizziamo con un furgone in più!
Ogni anno giuriamo che partiremo prima con la promozione, ma poi mettere insieme 8-10 docenti ci ruba le settimane.
Ogni anno giuriamo che ci segneremo tutto e poi ogni anno ricontrolliamo la misura del parterre e il nr. dei tatami mille volte. Ogni anno sogniamo di incollare il tatami al pavimento. Diciamolo….la cosa che ci piace meno è batterlo e farlo sembrare a posto, non lo è mai. Quando la gente corre durante il riscaldamento a papà Medves viene male.
Ogni anno incrociamo problemi nuovi e risolverli insieme ci fa stare bene. Perché al centro mettiamo loro. I mille. Quelli che salgono sui tatami che puliamo e battiamo due volte al giorno. Questo genera le onde nel petto, questa è la figata.
C’è stata una edizione in cui ho pianto perché ho combinato un casino, eh sì. Dieci anni fa ho proposto di non organizzarlo più il Winter…la mole di lavoro mi demotivava. Sia chiaro non ho smesso di sbuffare quando arriva il problemone e neppure Serena quando deve bucare 1300 pass in poche ore.
E quando mandi a una corriera a Verona ma la squadra non c’è? E quando ti avanza qualcuno e te lo devi portare a casa? E quando un docente sul posto non vuole insegnare? E quando Ge.Tur ti chiede una cifra da capogiro qualche giorno prima? E quando metà squadra russa resta a casa perché premiata da Putin?
Tra i miei amici, uno in particolare mi ha insegnato ad affrontare i problemi: Marjan Fabjan. Come potete immaginare non è una tecnica dolce. “Borba za gard” e poi un “kaj ČakaŠ?”. La traduzione vi renderà tutto più chiaro.
Vi ho trasmesso un po’ di ansia, lo so. In effetti anche io mi sento stressata al Winter, ma è lo stress quello buono. Quella spinta che fa funzionare tutto e lascia spazio alla magia!
(Milena Lovato)
PILLOLE DI WINTER CAMP – I vostri contributi:
ARRIVATO DA LETIZIA PINOSIO MARTEDI’ 05/01
“L’inizio dell’energia che sale per il Winter Camp si fa a sentire ad inizio dicembre, quando iniziano ad arrivare le prime iscrizioni. Io e Mile che ci sentiamo giornalmente. I giorni passano, i numeri sembrano pochi. Metà dicembre comincia a salire l’ansia, “non sarà una grande edizione”. Io continuo a chiedere “allora a quanto siamo?” imitando la voce di Luciano per strappare una risata. Poi arrivano i giorni del Natale e con la medesima magia gli iscritti salgono. Mile incomincia a lavorare le notti per sistemare tutti al meglio al Bella Italia Village, intanto io prego che non nevichi. Arriva il primo gennaio e come ogni anno superiamo il numero dell’anno precedente. Ecco riusciamo ancora a stupirci e il gioco che tanto amiamo avrà inizio!”
ARRIVATO DA BETTY VUK MARTEDI’ 05/01
Winter Camp è da sempre rampa di lancio verso l’anno in vista, l’occasione migliore per fare il carico di energia per affrontare gli obiettivi dell’anno!
ARRIVATO DA FRANCO LAI – KARALIS JUDO MARTEDI’ 05/01
I ragazzi della Karalis Judo Cagliari hanno avuto la fortuna di partecipare a diverse edizioni del “magico” Winter Camp. Con l’auspicio di poterci ritrovare il prossimo anno!
ARRIVATO DA LETIZIA MARTINO MARTEDI’ 05/01
…la fortuna di poter avere amici che condividono tutti la stessa passione! Vai Lori!
ARRIVATO DA PAOLA SIST MARTEDI’ 05/01
“Approfitto per ringraziarvi per la vostra iniziativa: ci ha portati a riguardare gli album di foto e a ricordarci con grande emozione di quanto bello sia poter stare assieme, condividere il judo, gli allenamenti, le gare. Sembrava tutto cosi’ scontato e ora invece e’ cosi’ straordinario quello che abbiamo vissuto e che vivremo ancora. Grazie per averci ricordato cio’ che possiamo essere”