L’udinese Asya Tavano ha coronato a Olbia il suo campionato del mondo juniores e con una bella vittoria sulla kazaka Karina Takiyeva ha contribuito al settimo posto a squadre miste della squadra azzurra.
Quella di Olbia è stata la seconda esperienza iridata per la forte atleta dello Sport Team Udine, che si è accodata al settimo posto nel mondiale cadetti ad Almaty 2019.
Ma sui tatami del mondiale sardo è salito anche Lorenzo Bagnoli, un udinese doc che di campionati del mondo ne ha disputati diversi, ma quella ad Olbia è stata la seconda presenza al mondiale juniores a 19 anni dalla precedente.
Non c’è trucco né inganno, perché nella sudcoreana Jeju Island, Bagnoli gareggiò ai mondiali junior del 2002 da atleta, ad Olbia invece ha fatto il suo primo mondiale da arbitro.
“Ripensare a quel mondiale di quasi vent’anni fa -ha detto Lorenzo Bagnoli- mi fa ancora rabbia, persi per squalifica al secondo turno degli 81 kg con il kazako Rakov. Poi ho avuto modo di rifarmi e vivere assieme a molti atleti di quella generazione un’esperienza fantastica, che fra l’altro mi ha aperto le porte di quest’altra carriera da arbitro mondiale”.
- Secondo mondiale junior 19 anni dopo il primo?
“Sì, è così ed è stata indubbiamente un’esperienza un po’ diversa, ma sul piano emotivo e sull’intensità della prestazione ci sono moltissime analogie. Anzitutto la possibilità di poter osservare da pochi metri di distanza alcuni fra i migliori arbitri al mondo non è paragonabile con la visione allo streaming, che inquadra solo una parte dell’interpretazione arbitrale. E poi, come per gli atleti, anche gli arbitri si confrontano con le paure, l’ansia, fanno ricorso a gesti scaramantici ed altre piccole cose invisibili”.
- Da atleta top level ad arbitro, come mai?
“La carriera da arbitro non faceva parte dei miei progetti sportivi, né tantomeno avrei immaginato di ritrovarmi ad arbitrare ai massimi livelli. Ad un mondiale poi… No, non ci avrei mai pensato, ma dopo lo stop forzato imposto nel 2013 dal cardiologo ho colto un’opportunità unica che la Federazione Judo Internazionale riservò agli atleti ‘top level’. Basti pensare che due di quel ristrettissimo gruppo, l’uzbeko Saiydov ed il francese Bataille, hanno arbitrato le Olimpiadi a Tokyo. Ebbene sì, ci penso anch’io e mi ritrovo a fantasticare sul futuro e sull’opportunità di poter vivere l’emozione delle grandi competizioni. Si tratta di qualcosa di inimmaginabile e che, lo spero, possa essere spunto ed ispirazione per tanti altri ex atleti che come me, si incuriosisca e voglia partecipare e godersi lo spettacolo dalla prima fila”.