Judo Winter Camp day 4 applausi

Le quattro stagioni del Winter Camp – giorno 4

Autunno. La giornata si presenta uggiosa e un pizzico malinconica: è l’ultimo giorno di Winter Camp al Bella Italia di Lignano e il tatami ha ancora alcune ore per accogliere la platea di judoka per gli ultimi allenamenti.

Si salutano gli amici, ci si dà appuntamento a presto: qualcuno si informa per l’Alpe Adria, grand prix dedicato alle classi Cadetti e Juniores, la cui 30esima edizione si terrà sempre qui a Lignano il fine settimana del 25 e 26 gennaio.

Si conclude rapidamente la mattinata e si tirano le fila di quanto prodotto in questi giorni: 7 allenamenti, più di 1200 persone presenti, 1147 foto, una ventina di video.
Chiediamo alla padrona di casa Milena Lovato di tirare le fila di questi giorni.

Al di là del numero delle edizioni e dei numeri di quest’anno, non si è mai sicuri che il camp vada bene, perché il numero delle iniziative che vengono organizzate in queste giornate è importante. Giustamente, ogni realtà che ha delle opportunità logistiche o tecniche organizza un’iniziativa di camp e fa bene. Quindi per noi non è scontato che la gente ci scelga. Sicuramente il lavoro che si fa negli anni, l’affidabilità della logistica e della proposta tecnica fanno sì che le persone tornino. Alcuni tornano, altri nuovi arrivano, spesso grazie al passaparola, a mio avviso soprattutto all’estero: quest’anno la presenza straniera è stata molto importante in termini numerici, non ho ancora fatto i conti, ma a spanne direi che ha inciso per il 30, 40% sui numeri totali. Sotto l’aspetto dei grandi numeri posso dirmi molto soddisfatta.

È vero che più organizzi più ti alleni (più uchi komi fai, più sarai veloce!) però è anche vero che, a volte, facendo tante cose rischi di perdere l’entusiasmo di alcune. Non mi pare proprio che questo sia il caso del nostro club, né dei singoli componenti: ho visto tutti mettersi con entusiasmo a disposizione degli altri e questa cosa mi piace molto. Come direttore tecnico del club sono molto soddisfatta e orgogliosa di farne parte.

Per quanto riguarda nello specifico i club e i tecnici trovo sempre che gli altri si approccino con noi con altrettanta disponibilità d’animo e apertura mentale, cosa che apprezzo molto. Personalmente sono arrivata a questo camp molto provata da una campagna elettorale lunga e da un esito che mi ha trovata, oltre che sorpresa, maggiormente consapevole su certe dinamiche e su come vengono costruite le strutture federali.
Esco dal camp, oltre che avendo voltato pagina, essendomi rigenerata. Sul tatami ci sto poco, però sto molto con le persone e mi hanno ridato fiducia nel judo per quello che è e per come riesce a migliorare noi tutti anche quando non ce lo meritiamo.

In particolare ringrazio i tecnici che, anche in situazioni non ordinarie come lo “stalkeraggio” comunicativo del nostro Media Team di club, si fanno trovare inusitatamente aperti, franchi e trovo che il lavoro di spreading che facciamo – che nasce da un’idea di Enzo de Denaro quando, decenni fa, ha iniziato a scrivere su Il Piccolo di Trieste di judo – e che ha subìto negli anni tante trasformazioni, oggi assuma un valore, in quanto arricchito da professionalità come quelle di Erika, Agnese, eccetera, che restituiscono un risultato tale che è diventato qualcosa di acculturante.

E non è soltanto la telecamera a 360° e un tipo di foto che non avevamo mai visto, ma significa dare spazio alla voce dei docenti e di alcuni campioni che erano qui, cosa che fa proprio molto bene all’immagine del nostro judo e penso che ci migliori – e ne abbiamo bisogno.

Per questo ringrazio tanto i docenti che lo hanno fatto, perché si può partecipare a un’attività ed essere soltanto un somministratore di competenze oppure entrare dentro una famiglia, una situazione, un camp e lasciarti cullare dall’onda di quella famiglia e contribuire perché lei sia migliore. Io sicuramente ne esco migliore e il nostro club anche. Penso e spero che così valga per tutti gli iscritti a questo camp. Sicuramente ne siamo usciti tutti stanchi.

Un ultimo pensiero: ci vuole anche un po’ di fortuna, perché basta un contrattempo, un fraintendimento amministrativo, un disagio logistico importante, un infortunio sportivo impattante… una qualsiasi di queste cose può lasciare un marchio a quella edizione. Questa edizione penso che sia stata priva di tutto questo e sia andata via liscia.

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