0106-Stump-Vismara-Judo-Winter-Camp-2025

Nils Stump e Giorgio Vismara: piedi ben ancorati a terra e sguardo oltre l’orizzonte

Tra una sessione di allenamento e l’altra al Winter Camp è abbastanza usuale imbattersi in campioni di altissimo livello. Molti sono ospiti ormai consolidati dell’appuntamento, alcuni li abbiamo visti crescere e prosperare negli anni, tantissimi li abbiamo già conosciuti, ascoltati o intervistati. Questa volta però siamo riusciti a conoscere un po’ di più due persone riservate, con le idee molto chiare, i piedi ben ancorati a terra e la capacità di non porsi alcun limite: sono Nils Stump, atleta svizzero Campione del Mondo 2023 e Giorgio Vismara, il tecnico che lo ha cresciuto judoisticamente (e non solo). Li abbiamo intervistati insieme, guidandoli con delle domande, ma lasciandoli anche liberi di raccontare e partecipare.

NILS STUMP

1. Come definiresti il tuo rapporto con Giorgio?
È davvero speciale. Lavoro con lui da quando ero un bambino, ricordo che ero interessato alla sua conoscenza, trovavo pazzesco come una persona potesse sapere tutte queste cose sul judo e io volevo imparare ogni giorno qualcosa di nuovo.
Poi abbiamo trascorso insieme tanto tempo, ricordo che per un periodo l’ho visto più della mia famiglia era quasi come un secondo padre per me e ancora oggi, anche se ho un altro coach, ci vediamo, parliamo, lui mi fa vedere qualche cosa, ci prendiamo un caffè o ceniamo insieme.

2. Sei il primo Campione del Mondo di Judo svizzero, hai fatto la storia del tuo Paese, la tua vita è cambiata dopo questa vittoria?
La mia vita, il mio ambiente no, è sempre lo stesso, però sicuramente in quel momento ho attirato molto l’attenzione dei media, tutti volevano intervistarmi ecc.
È stato anche momento difficile rimanere concentrato sul judo, ma sono riuscito a gestirlo abbastanza bene. Per il resto la mia vita non è cambiata poi cosi tanto.
Poi questa vittoria ha attirato l’attenzione sul judo e questo spero possa essere d’ispirazione per qualche bambino a fare judo.

3. Quando hai vinto non hai esultato in modo plateale, per quale motivo? Speravi di vincere in modo diverso?
Si, non avrei voluto finire l’incontro così, avrei preferito vincere per ippon, non per decisione arbitrale ed è il motivo per il quale non ho esultato subito. Poi ero pazzo di gioia nel vedere tutti così contenti per il risultato, ho visto dei video con mio fratello e i miei compagni in allenamento, erano felicissimi ed è stato fantastico, probabilmente ho realizzato dopo un po’quello che avevo fatto.

Giorgio: è stata la prima volta che ho pianto per il judo, da solo nell’angolino… ma lui mi ha visto (ndr. ridono).

4. Qual è la lezione più importante che hai imparato da Giorgio Vismara?
Ce ne sono talmente tante che faccio fatica a dirne una. Direi l’amore per il judo e cercare di migliorare sempre, concentrarsi nell’imparare, per migliorare il tuo judo ogni giorno. Ma mi ha insegnato così tante cose che non saprei dirne una.

Giorgio: come allenatore, per me la cosa importante è questa iniezione di passione. Quando questa riesce è fatta… ma la prima parte è la più difficile, perché devono capire che non si tratta solo di risultati è lo stile, la qualità di quello che fanno e come lo fanno, come stanno sul tatami, come osservano, come seguono. Ho tanti ragazzi che sono bravi, non sono campioni, ma sono veramente bravi, amano il judo, lo capiscono, non si tratta solo delle medaglie.

5. Giorgio non era già più il tuo allenatore quando hai vinto il titolo, ma quanto ha contribuito Giorgio a questa vittoria?
Anche se non è più il mio coach, Giorgio ha sviluppato il mio judo e mi ha reso il judoka che sono oggi, quindi una grande parte di questo risultato è di Giorgio, senza nulla togliere a tutti gli altri coach che mi hanno seguito e mi stanno seguendo.

GIORGIO VISMARA

1. Come definiresti il tuo rapporto con Nils?
Abbiamo passato tanto tempo sul tatami insieme, era giovane (ndr primo anno cadetto), era un ragazzo interessato, gli piaceva lavorare, apprendere, ma quello che mi ha colpito di più è questo: ho sempre organizzato dei colloqui individuali per capire gli obiettivi dei ragazzi nel judo e lui a differenza degli altri che si ponevano obiettivi altissimi, tipo vincere le Olimpiadi o altro, lui mi disse “io voglio imparare a fare judo” e questa risposta mi colpì fin dall’inizio.

2. Hai allenato Nils per diversi anni, ma quando ha vinto il titolo del mondo eri il DT di un’altra Nazionale. Ti sarebbe piaciuto essere su quella sedia in quella gara?
Si, ovviamente si, mi sarebbe piaciuto. Però in quell’occasione quello che veramente mi è piaciuto, al di là della vittoria di Nils, è che quando è stato assegnato hansoku al suo avversario Nils non ha esultato, e questo per me è stato più di una vittoria.

3. Qual è la prima cosa che hai pensato quando Nils ha vinto il campionato del mondo?
Oltre alla vittoria, meritata, della medaglia, è stato il suo atteggiamento corretto nel non esultare nella situazione, quel rispetto mi ha colpito… ero proprio soddisfatto.

4. Qual è la lezione più importante che hai imparato da Nils?
La sua attitudine. L’attitudine all’apprendimento del judo. Questo modo di essere “affamato” nel trovare la propria strada per raggiungere i propri obiettivi e per imparare, questa è una qualità straordinaria che lui ha. Lui non si è mai lamentato, non ha mai mollato, è sempre stato positivo e aperto e questo ha fatto la differenza.

5. Sei un tecnico richiesto in tutta Europa, in questi anni ti abbiamo visto guidare Svizzera, Estonia, Polonia. Quale di queste esperienze ti ha permesso di migliorare di più come tecnico?
Sono tutte importanti perchè quando lavori all’estero trasmetti e impari: tutte le nazioni hanno la loro mentalità il loro modo di lavorare, hanno un diverso sistema federale, devi capire gli ingranaggi, i meccanismi, come poter far meglio o di più. Quindi da tutte le esperienze in tutte le Nazioni ho imparato qualcosa. È stato un dare e avere. E poi ho imparato molto dall’esperienza con i ragazzi, perché in ogni nazione hanno circa gli stessi problemi con scuola, lavoro, organizzazione quindi alle volte mi trovavo a lavorare il sabato e la domenica (ndr. Nils annuisce sorridendo); in tutti i paesi devi affrontare questi problemi legati alla scuola, al lavoro alla vita quotidiana.

6. “Nemo Propheta in Patria”: dopo l’esperienza dei primi anni 2000 ti è mai stato riproposto di lavorare per l’Italia?
Si, quattro anni fa mi avevano offerto la direzione tecnica, però non c’erano i presupposti e non si aveva la stessa visione su come organizzare l’alto livello, su come sviluppare il judo sul territorio italiano, ragion per cui mi son trovato a rifiutare.. a contratto già pronto.

L'articolo ti è piaciuto?
Condividilo sui social!

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
In evidenza

Articoli recenti