Malagò a Scampia: «Lo sport deve ripartire»

NAPOLI – “Quello che fa Gianni Maddaloni a Scampia sta diventando un impegno da leggenda. Da questa palestra escono le medaglie olimpiche ma anche ragazzi che qui trovano un’alternativa alla camorra“. Il neo presidente del Coni Giovanni Malagò sceglie la palestra simbolo di Scampia per portare avanti il discorso dello sport che deve ripartire dalla base e da iniziative dal grande impatto sociale come quella di Gianni Maddaloni, maestro di judo e papà dell’oro olimpico Pino, che da anni tra mille difficoltà porta avanti la sua attività in uno dei quartieri più difficili di Napoli. Alla palestra di Maddaloni, il presidente del Coni Malagò – che ha devoluto parte delle sue indennità proprio alla Star Judo Club – ha dedicato una lunga visita nel corso della quale Maddaloni lo ha insignito di una cintura nera ‘honoris causa’ e del tradizionale judoji. Calorosa l’accoglienza riservata a Malagò dal vulcanico maestro che ha scomodato anche papa Francesco: “La sua sensibilità, quella del Papa, e il film che Beppe Fiorello farà su di me, sono cose che mi hanno toccato il cuore. Qui si fa sport per tutti e si combatte la camorra con i fatti e con tutta una serie di iniziative nel sociale“. Maddaloni le elenca: si va dalle visite gratuite per la prevenzione dei tumori del seno in accordo con la Lilt, al pacchetto famiglia (pagano due membri, gli altri frequentano gratis), ai corsi gratuiti per disabili e minori in affidamento. “Questo è un miracolo dello sport“, dice il maestro di judo. Maddaloni spiega i suoi progetti a Malagò: “Vogliamo fare una cittadella dello sport che si possa esportare anche in altre realtà difficili come lo Zen di Palermo, ma senza soldi non si cantano messe. Qui manca una struttura a misura di quartiere: con la cultura dello sport possiamo sconfiggere la camorra“. Infine, siccome in palestra non si fa solo impegno civile, ma si sfornano anche campioni, foto di famiglia con Marco Maddaloni, giovane promessa del judo italiano e prodotto della premiata scuola di famiglia: “Lui – assicura il papà – è stato due volte campione europeo e ci regalerà la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio nella stessa categoria di Pino, i 73 chilogrammi“. Malagò lo prende in parola e gli dà appuntamento al 2016, prima di recarsi nella vicina scuola ‘Montalè per la firma di un protocollo d’intesa con il ministro dell’Istruzione Profumo per introdurre più sport nelle scuole.
«MAI PIU’ ALTRI MOROSINI» – La necessità di agire sulla prevenzione – a un anno dalla morte di Piermario Morosini – è stata sottolineata dal presidente del Coni Giovanni Malagò a Napoli. “Il decreto Balduzzi – ha detto Malagò – ha migliorato la situazione e ha aperto un tema importante nei giorni in cui ricorre l’anniversario della scomparsa di Morosini. Stiamo aspettando i decreti attuativi per indicare chiaramente quelle che sono le regole di ingaggio per le società sportive e le loro responsabilità. Non dobbiamo passare – come spesso succede nel nostro Paese – dal non fare niente a fare qualcosa che diventa quasi impossibile. Ma soprattutto dobbiamo prevenire perchè se andiamo sempre a rincorrere, e questo vale anche per il doping, si fa più fatica e non si trasmette la cultura necessaria alle giovani generazioni di sportivi italiani“. La morte di Morosini è servita a sensibilizzare il mondo dello sport sul tema della prevenzione: “Nel caso dei defibrillatori – ha sottolineato Malagò – è molto importante che laddove ci siano complicazioni ci possa essere l’opportunità di evitare situazioni molto tristi e sfortunate come quella di Morosini. Anche su questo aspettiamo gli elementi necessari a completare il decreto ministeriale“.
«FLOP IN EUROPA, OCCASIONE PER RIPARTIRE» – Per il presidente del Coni Giovanni Malagò il flop delle squadre italiane nelle coppe europee di calcio deve essere “l’occasione buona per rimboccarci le maniche e per costruire, come hanno fatto in Germania, un percorso di programmazione di cinque anni“. “Oggi – ha detto a margine della firma di un protocollo d’intesa per la promozione dello sport nelle scuole – leggendo i giornali ho visto che sono tre anni che non c’è una squadra italiana che non raggiunge le semifinali di una coppa internazionale. Così come quando mi candidai dissi che se l’Italia avesse vinto quaranta medaglie alle Olimpiadi non avrebbe risolto i suoi problemi nello sport e che se ne avesse vinte solo venti non sarebbe stato un risultato da buttare, lo stesso vale per il calcio. È chiaro che i risultati sportivi sono importanti ma non sono la priorità“. “Quello che secondo me conta – ha precisato Malagò – è la cultura da trasmettere a tutto il sistema del calcio. In questo senso quando parlo di riforme intendo dire che ci sono delle cose che non vanno bene: poi da lì ad adottare la parola riforma a queste cose che non vanno bene, può essere considerato fuori luogo, ma io lo considero importante e mi fa piacere condividere questo percorso con il mondo del calcio“. “Proprio perchè ultimamente a livello di club non ci sono stati risultati – ha osservato – è l’occasione buona per rimboccarci le maniche e per costruire come hanno fatto in Germania un percorso di programmazione di cinque anni che parta dall’insegnamento nelle scuole all’impiantistica, dal messaggio delle leghe a tutta una serie di componenti che devono essere pronte e a cambiare. E questa – ha concluso – è una cosa da vedere in positivo e non come una critica“. (Corriere dello Sport)

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