Berruto, ex c.t. del volley maschile ha il compito gestionale di non disperdere i talenti under 20

Era il 5 settembre 2016, l’Olimpiade di Rio si era conclusa da sedici giorni. Per l’atletica azzurra – zero medaglie come non accadeva dall’edizione di Melbourne 1956 – un flop. Il presidente federale Alfio Giomi, alle prese anche con le dimissioni del d.t. Massimo Magnani, disse per la prima volta la sua pubblicamente e a gran voce a La Gazzetta dello Sport. Parlando dei possibili rimedi da adottare, dichiarò tra l’altro: «Occorrono risorse nuove, tecnici più pronti e performance manager come in Inghilterra, non provenienti per forza dal nostro mondo. Uno alla Mauro Berruto, l’ex c.t. del volley. Mai gli ho parlato, ma ha spessore». Suscitò interesse e, in un ambiente che non sa vivere senza gelosie, diverse polemiche.
L’INCARICO Sono trascorsi quindici mesi. La situazione, parlando di risultati di vertice, non è mutata. L’Italia, in agosto, ai Mondiali di Londra, ha vinto un bronzo (con Antonella Palmisano nella 20 km di marcia), ma non ha piazzato alcun atleta nelle 42 finali disputate all’interno dello stadio. Giomi e Berruto, nel frattempo, si sono però incontrati. Per esempio martedì scorso nell’ambito degli Stati generali sullo sport, nei saloni del Coni a Roma. E quella che era solo un’idea, un’ipotesi suggestiva, diventerà presto realtà. Berruto, 48enne torinese, il bronzo dei Giochi di Londra 2012 con la Nazionale maschile quale risultato più prestigioso della carriera da allenatore sotto rete, con tempi e modi da definire nel dettaglio (sull’operazione vige per ora un certo riserbo), ma comunque a partire dal 2018, avrà un ruolo in ambito Fidal.
LA TRANSIZIONE Sarà il responsabile di un nuovo progetto. Di un’«Academy» riservata agli azzurri under 20. Servirà a gestire quella delicatissima fase del passaggio di categoria, da junior a senior, che tanto, nel passato vicino e lontano, è costato al movimento tricolore. Capace, da anni, di ben figurare nelle rassegne globali giovanili, ma poi comprimario tra i «grandi». Berruto non sarà un traghettatore. Non si occuperà di questioni tecniche. Quelle resteranno di responsabilità di Elio Locatelli e di Stefano Baldini. Entrambi, soprattutto il secondo data l’area di competenza (fino agli under 25), diventeranno parte del processo. Ma, con una serie di docenti ed esperti da lui coordinati, cercherà la via per inserire al meglio nel vero mondo agonistico i ragazzi e le ragazze fino a vent’anni di età. L’obiettivo, vanamente inseguito da diverse stagioni, sarà non disperdere i talenti, facilitarne la transizione. Con il supporto di una figura di riferimento innovativa e senza paragoni in altre federazioni, chiamata a interagire con gli staff personali degli atleti e con la struttura federale, in un ampio campo (da quello psicologico a quello attitudinale) che si potrebbe definire «culturale».
LUNGO PERIODO Non ci sarà una struttura fissa alla quale appoggiarsi. Piuttosto una serie di incontri periodici e mirati, a Roma ma non solo, con specialisti della formazione e insegnanti di competenze varie. Il progetto, per ora in fase embrionale e nato probabilmente con l’ok del Coni, non riguarderà grandi numeri, ma un gruppo di atleti piuttosto ristretto. E andrà valutato nel lungo periodo. Perché è ovvio che gli eventuali risultati non potranno essere immediati. Ma è proprio quell’atto di coraggio, lontano da certe logiche «di scambio», che a Giomi si chiedeva da tempo.
LEWIS E ZATOPEK Berruto, che ama e vive lo sport a 360°, tecnico in serie A di volley a Torino, Piacenza, Parma. Macerata, Padova e Montichiari, oltre che in Grecia e in Finlandia, c.t. azzurro dal 2010 al 2015, attualmente è direttore della scuola di scrittura Holden di Torino. Dove, in qualche modo, ha funzioni analoghe a quelle che avrà in atletica. Disciplina che, da sempre, segue con passione. Laureato in filosofia, consulente aziendale nel settore della formazione delle risorse umane, nel suo pregevole «Andiamo a Vera Cruz con quattro acca», libro del 2005, ci sono per esempio capitoli su Carl Lewis, Tommie Smith-John Carlos e Nawal El Moutawakel. E di recente è intervenuto sul caso-Zaytsev, citando Emil Zatopek… Benvenuto, coach.
Andrea Buongiovanni (La Gazzetta dello Sport – Giovedì 30 novembre 2017)

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