Fa una certa impressione anche osservare come sono stati ripartiti quei 146 milioni, con cinque fasce di incrementi (250, 200, 150, 100 e 50 mila euro) riservati a ben 23 federazioni su 44, la grande maggioranza delle quali rivela una caratteristica: o hanno deficit patrimoniali o hanno chiuso gli ultimi bilanci in negativo. Tutto per un totale di circa 2 milioni e 600mila euro che, toh!, sono i soldi che secondo tradizione della reggenza Malagò vengono tolti al calcio, questa volta con un alibi di ferro, l’esclusione dal mondiale. La perplessità, più che nella consueta bastonatura al calcio (che per chi lo ha scordato produce comunque cospicue entrate per lo Stato con le scommesse sportive, sostituitesi alla schedina), risiede nel metodo adottato: si è andati a premiare con una sorta di piccola mancia (o rilevante, basti pensare a mo’ di esempio ai 150mila euro di aumento erogati all’hockey e pattinaggio del membro di Giunta Aracu) le federazioni in difficoltà economica, privilegiando loro a chi ha portato risultati (il nuoto, esempio non casuale, è rimasto dov’era). Malagò si domanda spesso se è giusta la politica dei contributi a pioggia, o se piuttosto non sarebbe meglio, come ha fatto la Gran Bretagna, puntare sulle discipline vincenti. Forse è arrivata l’ora di darsi una risposta. E di andare a guardare meglio dentro ai bilanci e alle spese di diverse federazioni.
Bruno ed Alice sul podio a Roncadelle
Buona prova per gli Yama-Esordienti che, nel Trofeo Italia disputato sabato e domenica a Roncadelle, hanno riportato un primo posto con Bruno de Denaro, un