Ecco spiegato il silenzio dalla Germania. Lo ha scoperto il colonnello Giampietro Lago del RIS di Parma, perito del Tribunale di Bolzano, incaricato di prelevare le urine di Schwazer: dopo due settimane di silenzio si è visto rispondere dal Laboratorio dI Colonia che la consegna non è possibile in quanto loro vogliono prima confrontarsi “con le autorità tedesche sulle modalità di prelievo e consegna” dei campioni sequestrati. Tradotto: l’Ordinanza della Corte d’Appello di Colonia non ci basta. Domanda innocente: come mai il Laboratorio di Colonia in questi due mesi passati dopo l’Ordinanza non ha sentito l’esigenza di chiedere chiarimenti all’Autorità giudiziaria tedesca e improvvisamente chiede lumi solo dopo aver ricevuto la mail del colonnello Lago?
Altra domanda. Come mai i dirigenti del Laboratorio di Colonia resistono addirittura a un’Ordinanza in una questione di cui tutto sommato loro dovrebbero essere parte neutra? Non sono forse semplici custodi di provette sequestrate dall’Autorità Giudiziaria? Non dovrebbero dunque lavarsene le mani limitandosi a fare i notai dell’operazione e ad attendere che sia il coordinamento tra il perito del Tribunale , la WADA e la IAAF a decidere quando e come prelevare i 15 ml dalle provette? Evidentemente no! Come si era già capito il 30 gennaio di quest’anno, quando fu proprio il Laboratorio di Colonia a ricorrere alla Magistratura tedesca per non consegnare al Tribunale di Bolzano le provette di Schwazer.
Allora fu chiaro che i suoi dirigenti avevano deciso di interpretare un ruolo attivo per nulla neutrale nella vicenda. Logico – come svelarono anche le mail hackerate da ‘Fancy Bear’ – che dietro ci fosse la regia di WADA e IAAF , che quel Laboratorio ricoprono d’oro accreditandolo per migliaia di controlli antidoping annuali e attività collaterali. Il copione si sta ripetendo ora. Nella vicenda Schwazer l’autonomia delle componenti che sovrintendono l’attività agonistico-sportiva (TAS compreso) è sembrata una barzelletta. Il risultato è che quell’urina non la vogliono sottoporre all’esame del DNA o in subordine ritardarne il più possibile l’analisi. Che da quelle urine abbiano qualcosa da temere è sempre più evidente
Ognuno ha la sua idea sul caso di Alex Schwazer. In questi 17 mesi che ci separano dall’ufficializzazione della positività del marciatore olimpionico, l’Italia e l’atletica si sono divise fra dubbi e certezze, fra innocentisti e colpevolisti. Ma gli sviluppi della vicenda ora superano persino queste divisioni, c’è qualcosa che davvero non si riesce a capire al di là delle opinioni che si possono avere sul famoso controllo del primo gennaio 2016. Tanto che l’ultimo colpo di scena, con il rifiuto del laboratorio di Colonia di consegnare le provette per effettuare l’esame del Dna in Italia, smentendo una decisione di un tribunale ordinario tedesco, ha provocato anche la reazione di Giovanni Malagò. Ieri, il presidente del Coni ha usato parole molto dirette per commentare la vicenda: «È inaccettabile, fa rimanere allibiti».
Nando Sanvito (Il Sussidiario, 22 dicembre 2017)
Ognuno ha la sua idea sul caso di Alex Schwazer. In questi 17 mesi che ci separano dall’ufficializzazione della positività del marciatore olimpionico, l’Italia e l’atletica si sono divise fra dubbi e certezze, fra innocentisti e colpevolisti. Ma gli sviluppi della vicenda ora superano persino queste divisioni, c’è qualcosa che davvero non si riesce a capire al di là delle opinioni che si possono avere sul famoso controllo del primo gennaio 2016. Tanto che l’ultimo colpo di scena, con il rifiuto del laboratorio di Colonia di consegnare le provette per effettuare l’esame del Dna in Italia, smentendo una decisione di un tribunale ordinario tedesco, ha provocato anche la reazione di Giovanni Malagò. Ieri, il presidente del Coni ha usato parole molto dirette per commentare la vicenda: «È inaccettabile, fa rimanere allibiti».
«ALLIBITO» La Corte d’Appello di Colonia aveva dato il via libera, stabilendo persino i quantitativi di urina dei due campioni da trasportare in Italia, presso il Ris di Parma. Il tutto al termine di un ping pong con la Iaaf, che si era opposta allo spostamento di parte delle provette in Italia. Ora, però, il laboratorio Wada di Colonia, dove fu scoperta la positività di Schwazer, non dà corso alle indicazioni del giudice: «Ogni tanto ci lamentiamo – ha detto ancora ancora Malagò – per come funziona la giustizia ordinaria in Italia, ma si rimane allibiti nel leggere di questo ulteriore rimbalzo con tempistiche che si allungano, di fronte a una richiesta del Tribunale di Bolzano già accolta dai giudici tedeschi. È inaccettabile». È probabile che ora i giudici italiani scrivano nuovamente a quelli tedeschi. il ping pong continua…
Valerio Piccioni (La Gazzetta dello Sport, sabato 23 dicembre 2017)
Altra domanda. Come mai i dirigenti del Laboratorio di Colonia resistono addirittura a un’Ordinanza in una questione di cui tutto sommato loro dovrebbero essere parte neutra? Non sono forse semplici custodi di provette sequestrate dall’Autorità Giudiziaria? Non dovrebbero dunque lavarsene le mani limitandosi a fare i notai dell’operazione e ad attendere che sia il coordinamento tra il perito del Tribunale , la WADA e la IAAF a decidere quando e come prelevare i 15 ml dalle provette? Evidentemente no! Come si era già capito il 30 gennaio di quest’anno, quando fu proprio il Laboratorio di Colonia a ricorrere alla Magistratura tedesca per non consegnare al Tribunale di Bolzano le provette di Schwazer.
Allora fu chiaro che i suoi dirigenti avevano deciso di interpretare un ruolo attivo per nulla neutrale nella vicenda. Logico – come svelarono anche le mail hackerate da ‘Fancy Bear’ – che dietro ci fosse la regia di WADA e IAAF , che quel Laboratorio ricoprono d’oro accreditandolo per migliaia di controlli antidoping annuali e attività collaterali. Il copione si sta ripetendo ora. Nella vicenda Schwazer l’autonomia delle componenti che sovrintendono l’attività agonistico-sportiva (TAS compreso) è sembrata una barzelletta. Il risultato è che quell’urina non la vogliono sottoporre all’esame del DNA o in subordine ritardarne il più possibile l’analisi. Che da quelle urine abbiano qualcosa da temere è sempre più evidente
Ognuno ha la sua idea sul caso di Alex Schwazer. In questi 17 mesi che ci separano dall’ufficializzazione della positività del marciatore olimpionico, l’Italia e l’atletica si sono divise fra dubbi e certezze, fra innocentisti e colpevolisti. Ma gli sviluppi della vicenda ora superano persino queste divisioni, c’è qualcosa che davvero non si riesce a capire al di là delle opinioni che si possono avere sul famoso controllo del primo gennaio 2016. Tanto che l’ultimo colpo di scena, con il rifiuto del laboratorio di Colonia di consegnare le provette per effettuare l’esame del Dna in Italia, smentendo una decisione di un tribunale ordinario tedesco, ha provocato anche la reazione di Giovanni Malagò. Ieri, il presidente del Coni ha usato parole molto dirette per commentare la vicenda: «È inaccettabile, fa rimanere allibiti».
Nando Sanvito (Il Sussidiario, 22 dicembre 2017)
Ognuno ha la sua idea sul caso di Alex Schwazer. In questi 17 mesi che ci separano dall’ufficializzazione della positività del marciatore olimpionico, l’Italia e l’atletica si sono divise fra dubbi e certezze, fra innocentisti e colpevolisti. Ma gli sviluppi della vicenda ora superano persino queste divisioni, c’è qualcosa che davvero non si riesce a capire al di là delle opinioni che si possono avere sul famoso controllo del primo gennaio 2016. Tanto che l’ultimo colpo di scena, con il rifiuto del laboratorio di Colonia di consegnare le provette per effettuare l’esame del Dna in Italia, smentendo una decisione di un tribunale ordinario tedesco, ha provocato anche la reazione di Giovanni Malagò. Ieri, il presidente del Coni ha usato parole molto dirette per commentare la vicenda: «È inaccettabile, fa rimanere allibiti».
«ALLIBITO» La Corte d’Appello di Colonia aveva dato il via libera, stabilendo persino i quantitativi di urina dei due campioni da trasportare in Italia, presso il Ris di Parma. Il tutto al termine di un ping pong con la Iaaf, che si era opposta allo spostamento di parte delle provette in Italia. Ora, però, il laboratorio Wada di Colonia, dove fu scoperta la positività di Schwazer, non dà corso alle indicazioni del giudice: «Ogni tanto ci lamentiamo – ha detto ancora ancora Malagò – per come funziona la giustizia ordinaria in Italia, ma si rimane allibiti nel leggere di questo ulteriore rimbalzo con tempistiche che si allungano, di fronte a una richiesta del Tribunale di Bolzano già accolta dai giudici tedeschi. È inaccettabile». È probabile che ora i giudici italiani scrivano nuovamente a quelli tedeschi. il ping pong continua…
Valerio Piccioni (La Gazzetta dello Sport, sabato 23 dicembre 2017)