Dopo le anticipazioni sulla bozza della legge di Bilancio si va verso la mediazione o la rottura?

  Tutti zitti. Ieri almeno una cosa ha unito Giancarlo Giorgetti e Giovanni Malagò: il silenzio. In attesa dell’incontro di oggi, all’ora del caffè a Palazzo Chigi, quando sul tavolo – oltre alla maglietta del Southampton, la squadra del cuore del sottosegretario – ci sarà anche il testo shock. La bozza della legge di Bilancio che in un colpo solo dice al Coni di lasciare il centro del sistema sportivo e di trasferirsi in periferia, dando alla nuova società «Sport e Salute S.p.A.», con presidente e consiglieri di amministrazione scelti del Governo, le chiavi della «cassa», e mandando in pensione la Coni Servizi. Di certo, oggi non mancheranno le parole. Ieri il presidente del Coni le ha volutamente posticipate al dopo incontro, mentre il sottosegretario «vigilante» consegnerà le onorificenze del basket paralimpico davanti ai giornalisti.
ARRIVA IL CIO La vicenda ha superato i confini nazionali. Inevitabilmente deve essersene occupato anche il Cio, sempre sensibile a possibili invasioni di campo del potere politico. Nel mondo, il Coni è il comitato olimpico nazionale più grande, più forte e probabilmente con più dipendenti (sono 675, di cui 457 nella struttura centrale e 218 nei comitati territoriali). È evidente che una novità così dirompente ha attirato o attirerà le attenzioni a Losanna. A pochi giorni dalla visita in Italia del presidente del Cio Thomas Bach, prevista per il 7 novembre, con tanto di incontro già programmato proprio con Giorgetti. Magari anche questa circostanza potrebbe indurre i protagonisti a cercare una mediazione. E qualcuno ha pure ipotizzato rimbalzi negativi sul percorso della candidatura italiana di Milano e Cortina per i Giochi invernali del 2026. Che però sembra avere davanti un’autostrada verso la meta visti i guai sempre più grandi di Stoccolma e ora anche di Calgary.
FRENATINA O FRENATONA? Il problema non è tanto la divisione della torta fra i milioni (per ora nella bozza di bilancio ne sono previsti 370) per la nuova società «Sport e Salute» e quelli per il Coni (che nel testo sono 40), quanto i nuovi assetti che escono da quella che a Palazzo Chigi, per rivendicarne il carattere innovativo, chiamano «rivoluzione». Insomma, se una frenata è possibile, molto più difficile pensare che si faccia retromarcia per prendere la strada di prima. Ieri, fra i dirigenti sportivi, fuori e dentro il Coni, prevaleva soprattutto una sensazione: sconcerto.
FATTORE OLIMPICO A marzo scadono gli attuali vertici di Coni Servizi, se la bozza di bilancio diventasse legge potrebbe essere già tempo di arrivare a una nuova società e a una nuova governance? Non è detto, si ipotizza anche un’operatività della riforma spostata al 2020. Un passaggio che comunque non sarà un gioco da ragazzi perché c’è tutta la questione dei contratti in essere da sistemare. Per dire, Coni Servizi ha una lunga serie di accordi con le federazioni, la Fit per gli Internazionali o la Fir per il Sei Nazioni o ancora la Fidal per il Golden Gala Pietro Mennea: come saranno rimodulati? Il Parco del Foro Italico, Olimpico incluso, è l’asset più importante del patrimonio impiantistico della società e anche la sua fonte di ricavi più significativa con 21 milioni di euro (fra concerti ed eventi sportivi) nel 2018.
TOTONOMI Di certo, se il progetto andasse avanti, il Governo non potrebbe scegliere una figura di basso profilo, catapultata dal mondo della politica a quello dello sport. Il personaggio dovrebbe avere una connotazione «sportiva». Inutile dire che è abbondantemente scattato il totonomi, ma il gioco è come minimo prematuro. Anche se in poche righe viene prefigurato un nuovo scenario di sistema, bisogna capire chi farà cosa, e quali competenze cadranno sotto l’ombrello della nuova società e quali resteranno nella casa, pure molto più piccola, del Coni. Ma su questo Malagò non potrà mollare facilmente. Persino tutto il tira e molla sulla giustizia sportiva pare una sciocchezza rispetto alla posta in gioco di oggi. Ci può essere spazio per una mediazione al rialzo che non significhi soltanto una trattativa sui milioni di qua o di là, ma la salvaguardia almeno di una parte della centralità del Coni nel sistema sportivo? È il quesito chiave. Bisognerà vedere se Malagò porterà a Palazzo Chigi un’ipotesi di compromesso o chiederà prima di tutto il ritiro della bozza.
E I PARALIMPICI? Fra l’altro, nella nuova mappa del sistema ci sarebbero anche delle questioni fiscali da sistemare: i contributi concessi a federazioni ed enti di promozione dalla neonata Sport e Salute S.p.A. inevitabilmente sarebbero soggetti a tassazione. E c’è tutto il capitolo del Comitato italiano paralimpico, legato alla Coni Servizi da un altro contratto. Il finanziamento al Cip (venti milioni di euro l’anno più uno stanziamento speciale deciso dal governo Gentiloni per l’acquisto di protesi, carrozzine e altri «ausili») dovrebbe rimanere intatto e fuori dallo spostamento di competenze e di risorse verso la nuova società «Sport e Salute». Oggi sarà possibile comunque approfondire la questione: con i cestisti del basket in carrozzina arriverà a Palazzo Chigi pure Luca Pancalli, il numero 1 del Comitato paralimpico.
Valerio Piccioni, Alessandro Catapano (La Gazzetta dello Sport, 31 ottobre 2018)

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