Sette pagine di «disposizioni in materia di sport», undici aree d’intervento, provvedimenti per diverse centinaia di milioni di euro. Il maxiemendamento alla manovra economica approvato nella notte tra sabato e domenica al Senato, e ora atteso ad un ultimo rapido passaggio alla Camera, sulla carta contiene gli elementi di una storica riforma dello sport italiano. Perché sia realizzata nella pratica, occorrerà che la messa a terra delle norme sia rapida ed efficiente. Impresa non facile, soprattutto per il numero e la natura dei passaggi burocratici che prevede la riforma del Coni.
IL CONI Partiamo proprio da qui, certamente la parte più discussa e contestata del cosiddetto «collegato sport» alla legge di bilancio. La Coni servizi spa, cassaforte dello sport italiano, sarà soppiantata dalla Sport e salute. Non cambia l’azionista – lo Stato attraverso il Mef – ma il gestore della «cassa»: la nuova società sarà amministrata da un cda di tre membri, rappresentanti dell’autorità di Governo competente in materia di sport (che svolgerà le funzioni di a.d.) e dei ministeri della Salute e dell’Istruzione. Al Coni spetterà solo un posto di consigliere aggiunto, che interverrà unicamente per la gestione delle risorse, cioè i finanziamenti alle federazioni, che saranno ripartiti «anche sulla base degli indirizzi generali adottati dal Comitato olimpico». Una formula assai più limitativa di quella che compariva nelle stesure iniziali del provvedimento, prima che Malagò abbandonasse la linea trattativista, optando per il muro contro muro, nonostante il mandato a trattare ricevuto dal Consiglio nazionale del 15 novembre. Per il Coni era prevista la possibilità di esprimere un «parere motivato» sulle nomine del cda di Sport e salute; per il governo l’obbligo, non la semplice possibilità, di seguire gli indirizzi generali del Comitato olimpico in materia di ripartizione delle risorse. Il risultato finale, dunque, è molto magro. I nove incontri sostenuti con i sottosegretari Giancarlo Giorgetti e Simone Valente sono serviti a poco. E consola solo fino ad un certo punto il tesoretto di 40 milioni che il governo ha lasciato al Coni per il suo funzionamento e per l’attività di alto livello: è almeno il doppio dei bisogni reali. Cosa ci farà Malagò con tutti questi soldi? Non è l’unica domanda senza risposta. Il Governo ha calcolato gli ostacoli e i rischi di una messa a terra della norma in contrasto con il Coni? Come minimo, senza la collaborazione di Palazzo H, i tempi rischiano di dilatarsi.
IL CALCIO Si sono già dilatati, ma in questo caso di comune accordo con le istituzioni calcistiche, i tempi per l’entrata in vigore della cosiddetta norma vivai. La distribuzione del 5% dei proventi dei diritti tv in base al minutaggio degli Under 23 scatterà solo dal 2021 (ma nel frattempo la Figc provvederà a istituire un contributo di solidarietà della stessa percentuale), e inciderà sulla quota fino ad oggi riservata alla media spettatori e all’audience televisiva, che salirà al 22%. Il grande calcio sarà interessato anche dall’obbligo di certificare i propri bilanci con società di revisione sottoposte alla vigilanza della Consob, pena il mancato accesso alla ripartizione dei preziosi diritti tv.
IL RESTO A proposito di cose un tempo preziose, confermata la volontà del Governo di «riformare i concorsi pronostici sportivi», mentre viene parzialmente disatteso l’impegno a sostenere l’attività delle società sportive dilettantistiche, il cui fondo viene ampiamente sforbiciato rispetto alla versione contenuta nel decreto dignità. Confermatissimo, invece, il bonus sport: credito di imposta del 65% per interventi di manutenzione, restauro e nuova realizzazione di impianti sportivi pubblici.
Sei mesi di norme e grandi trattative
L’esordio del governo pentaleghista in materie sportive risale all’inizio dell’estate 2018, quando per volontà del vicepremier Di Maio viene inserito nel decreto Dignità il divieto per i media di vendere pubblicità alle società di scommesse sportive e per le società sportive di sottoscrivere accordi di sponsorizzazione. Per mesi si tratta sull’entrata in vigore del divieto, ma alla fine il governo non concede il rinvio al 1° luglio. La norma scatta dal 1° gennaio.
NUOVA GIUSTIZIA SPORTIVA
Il blocco dei ripescaggi in Serie B diposto ad agosto e il conseguente passaggio a 19 squadre producono una guerra infinita di ricorsi che travalica i confini della giustizia sportiva e finisce nei tribunali amministrativi. Il Governo ha inserito nella manovra economica il provvedimento che dispone il rinvio al Tar del Lazio di tutte le controversie relative alle iscrizioni ai campionati, salvo poi concedere al Coni la facoltà di istituire presso il Collegio di garanzia un unico grado di giudizio cui rivolgersi prima di andare al Tar.
CAMBIA IL CONI
L’autunno caldo dello sport italiano si sposta sul fronte Coni. A fine ottobre il Governo rivela l’intenzione di riformare il Comitato olimpico, rimpiazzando l’attuale Coni servizi con una nuova società controllata dal Mef e affidata interamente a rappresentanti ministeriali. Malagò prova a trattare nuove condizioni, ma a metà novembre il confronto con Giorgetti si irrigidisce, dopo che il presidente del Coni abbandona la linea trattativista.
IL CALCIO TRATTA
Gli ultimi mesi dell’anno sono dedicati al calcio. Con il nuovo presidente della Figc Gabriele Gravina il Governo tratta l’inserimento delle norme su vivai, certificazione dei bilanci e ordine pubblico.
di Alessandro Catapano (La Gazzetta dello Sport – Lunedì, 24 dicembre 2018)