Due delle 23 ragazze da domani in campo al Mondiale, sono state «sue» ragazze. Le centrocampiste Annamaria Serturini e Valentina Bergamaschi, 20 e 21 anni, quando Fiona May (2016-2018) è stata capo delegazione della Nazionale under 19, facevano parte di una rosa che, tra l’altro, fu tra le otto protagoniste agli Europei di categoria di Irlanda 2017.
Che rapporto ha col calcio?
«Quell’esperienza, nata dal mio ruolo di membro di Giunta Coni in rappresentanza degli atleti, mi ha aiutata a capire il gioco e a comprendere meglio l’ambiente. Sono affascinanti l’uno e l’altro. È un mondo difficile, ma il movimento italiano è in grande crescita: la qualificazione al Mondiale non è arrivata per caso».
Ha mai giocato?
«Ho un doppio ruolo alla Uefa: nella Children Foundation e nella Commissione Fair Play e Social Responsibility. Nell’ambito di alcune relative riunioni ho disputato un paio di partite: correvo tanto, ma palloni ne ho toccati pochini».
In dicembre compirà 50 anni, metà li ha trascorsi in Italia: quanto è cambiata la percezione dello sport femminile in questo quarto di secolo?
«Molto, moltissimo e in meglio, soprattutto per chi lo sport lo pratica. Oggi, da questo punto di vista, non ci sono più nè problemi, nè pregiudizi. Resta che, lontano dai campi, il rapporto donna-sport rimane complesso. Ci sono poche allenatrici, poche dirigenti, poche giornaliste, nessun presidente di federazione. Servirebbe un cambio di mentalità, un approccio diverso».
Lei però, dalla politica sportiva al cinema, dalla tv al teatro e persino ballerina, ha dimostrato che una donna atleta, conclusa la carriera, può avere successo in altri campi.
«Sono stata fortunata a incontrare le persone giuste al momento giusto, ma ho anche sempre lavorato tanto per raggiungere i miei obiettivi. Prendiamo l’ultima sfida, quella teatrale con “Maratona a New York”. Lo spettacolo è un successo, abbiamo fatto 23 date, altre ne faremo a novembre e nel 2020. Ci ho messo tutta me stessa».
Qual è il segreto?
«Ammesso ce ne sia uno, me lo hanno insegnato le tante stagioni di attività agonistica: la costanza e la disciplina».
Da attrice, alcuni anni fa, con «Butta la luna», ha anche affrontato il tema dell’immigrazione: c’è razzismo in Italia e nello sport italiano?
«Come in tutto il mondo, la situazione rischia di peggiorare. Prendiamo quel che accade negli stadi: le partite, a fronte di certi episodi, andrebbero sospese. Non succede mai. Bisognerebbe essere molto più severi».
Tra i suoi tanti ruoli interpretati con successo, anche quello di mamma.
«Sono fiera di Larissa e di Anastasia. Spero che la prima continui a vivere l’atletica con spensieratezza, pensando parallelamente agli studi. Adesso credo voglia provare i 400 ostacoli: sono una mamma ansiosa».
Intanto il movimento tricolore aspetta ancora un’atleta capace di vincere un quarto di quanto ha vinto lei.
«Mi sono tolta molte belle soddisfazioni e spero di aver lasciato ricordi positivi».
Andrea Buongiovanni – La Gazzetta dello Sport (sabato, 8 giugno 2019)