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Budapest, un Grand Prix necessario in mezzo ad Europei e Mondiali

Il Grand Prix a Budapest non ha regalato medaglie all’Italia. Era da tempo che non accadeva ed alle cose belle ci si abitua in fretta, dimenticando altrettanto in fretta che anche le cose belle non sono mai scontate né banali. Del resto, non è in discussione l’opportunità di gareggiare almeno una volta fra gli European Games (22-25 giugno) ed i Campionati del Mondo (25-31 agosto), ma è opportuno tenere in considerazione anche esigenze e situazioni particolari di ciascun atleta, evitando scelte tecniche “di gruppo” che sì, possono coniugare il bene comune, ma soltanto per concomitanze casuali. A dimostrarlo è sufficiente considerare l’elenco degli infortunati che sono stati costretti a rinunciare a Budapest: Milani, Giuffrida, Centracchio, Basile, Lombardo. Il 25% della squadra. E con Christian Parlati che ha recuperato in zona Cesarini. Sono tante le variabili che incidono su questi elementi, non c’è dubbio, ma a maggior ragione è sensato tenerle in considerazione affinché l’attività dei singoli sia calibrata alle esigenze personali di punteggio, che non è uguale per tutti, l’eventuale difficoltà nel fare il peso, che non è uguale per tutti, la condizione fisica (infortuni), fino alla necessità di cercare il confronto in gara con tizio o caio ecc ecc… tutte cose che non sono, né possono essere, uguali per tutti. E se per realizzare tutto questo c’è bisogno di organizzazione e team, non è un problema, perché sono elementi che ci sono. Detto questo, ritorniamo a Budapest. Non sono arrivate le medaglie, è vero, ma tutti i 14 azzurri in gara hanno dimostrato di combattere ad un livello di (reale) eccellenza. E tre settimane dopo gli Europei, quattro prima dei Mondiali, che tutti combattano a livelli eccellenti, pur con gli errori commessi, è un’informazione più che positiva.

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