Matteo Formiconi (1980) e Davide Paro (1981) condividono il tatami dal 1998. Matteo nato sportivamente nel Judo Treviso e Davide cresciuto nel Judo Roncade (a pochi chilometri di distanza), diventano a tutti gli effetti compagni di squadra nei primi anni 2000 quando decidono di allenarsi a Udine e di gareggiare nelle fila dello Yama Arashi. Matteo e Davide collezionano diverse medaglie tra Coppa Italia, Campionati Italiani a Squadre e Assoluti, rispettivamente nei 90kg e nei 66kg.
Dimesse le vesti di atleti, dopo diverse esperienze, sono ora entrambi coach nella società veneta del Jigoro Kano Roncade.
Due amici di lunga data, compagni di mille battaglie, e un Campionato Italiano a Squadre a 10 minuti da casa …l’occasione è troppo ghiotta per farsela scappare! A 38 e 39 anni Davide e Matteo decidono di rispolverare il judogi della festa e di rimettersi in gioco con i loro allievi.
Sabato 5 ottobre il Jigoro Kano Roncade è una delle prime squadre chiamate a combattere. I ragazzi salgono sul tatami, concentrati sulla gara. Attorno a loro si accende quella curiosità mista ad affetto per degli atleti che hanno dato tanto a questo sport da agonisti e continuano a farlo da tecnici, rispettati e benvoluti da tutti. Rivederli là sopra è un’emozione troppo forte, fatta di ricordi e un po’ di apprensione, osservando con attenzione si scorge anche qualche sguardo commosso, sicuramente emozionato.
Da quanti anni non salivate sul tatami in gara?
D: io dal 2011, quindi circa 8 anni
M: io seriamente dal 2007, quindi un bel pezzo
Sensazioni?
D: Per me oggi è stata veramente una figata, una bella sensazione e unica perché non ce ne saranno altre, però mi sono veramente divertito. Abbiamo preparato bene la gara bisogna dire la verità, Matteo è stato un preparatore puntualissimo, mi sono sentito bene, non ho fatto nessuna fatica in realtà in gara però ho fatto molta fatica a prepararla, quello si.
M: io ero un po’ preoccupato per l’entrata in combattimento perché non gareggiavo da una vita però poi mi sono sentito abbastanza sciolto, a mio agio. Il primo incontro era impossibile però ne sono uscito incolume e sono già contento così, per il resto è andata dai, siamo contenti.
Il momento più bello della giornata?
D: guarda gli incontri vinti sono sempre quelli che ti emozionano di più, poi girarsi e vedere Matteo come un tempo o vedere mia moglie (Michela Petterle, ndr) sicuramente è stata una bella sensazione. La cosa che ci tengo a dire più di ogni altra però è che oggi siamo riusciti tutti quanti, anche le cinture marroni della nostra società, a fare almeno un incontro, quindi questa è la cosa che ha avuto più valenza nella giornata.
M: io non ho dubbi l’urlo di Davide dopo il secondo incontro mi ha riportato a quella Coppa Italia a Sacile, l’incontro Paro-Leccese (2010, Oro per Davide, ndr). Un urlo carico, fantastico, la stessa faccia di quella volta, già allora era stato un brivido… è stato bello.
Davide, c’è un episodio particolare che ti riguarda, alla fine del secondo incontro, ce lo racconti?
D: Si è stata una bella cosa, quando ci siamo dati la mano (avevamo perso) è venuto da me Pepoli (Claudio, ndr) che è un “gigante buono” e mi ha detto: “mi ha fatto piacere fare con voi, ti seguivo quando ero piccolo…”, anche questa è stata una bella emozione.
Possiamo dire che per voi era la gara di casa?
D: si l’idea di partecipare è proprio nata dal fatto che era vicino a casa quindi potevamo prepararla più serenamente senza trasferte e senza avere l’ansia del calo peso fuori casa, il fatto di avere questa gara qui a due passi ci ha caricato ancora di più.
M: poi il tifo è stato spettacolare, l’uomo in più si può dire.
La parte più difficile della preparazione?
D: L’inizio, il primo mese quando abbiamo cominciato il lavoro un po’ atletico e fisico, è stata veramente dura.
M: si abbiamo detto “facciamolo! però dobbiamo allenarci”, con i miei problemi alla schiena è stata dura, ma poi tutto è decollato..
Oggi atleti ma di solito coach, in quale veste vi ritrovate di più?
M: Oggigiorno in quella di coach sicuramente.
D: è più adatta a noi sicuramente quella di coach adesso come adesso, però devo dire che è stato comunque un bel percorso preparare questa gara, cioè quello che ci rimane non è tanto oggi, che è stata la ciliegina sulla torta, ma il percorso di preparazione che abbiamo fatto insieme. Quella è stata la cosa secondo me più formativa anche per i nostri giovani che hanno condiviso il percorso con noi.
Nonostante la lunga assenza dalle competizioni oggi avete fatto vedere ancora un judo di livello. Quale messaggio volete dare ai giovani?
D: ti ringrazio per il judo di livello, a me sembrava di essere un po’ rigido oggi a dire il vero (M: anche a me, concordo), però quello che ho pensato nel mettermi in gioco oggi è che il miglior modo di trasmettere le cose agli allievi sia la dimostrazione di come eravamo noi una volta perchè penso che l’esempio sia sempre la cosa migliore.
M: l’esempio è fondamentale in tutto anche nel modo di essere in gara, come tecnici e quant’altro ed è quello che vogliamo che i nostri atleti abbiano a loro volta se faranno questo percorso. Poi cosa possiamo dire? Di divertirsi quando fanno judo, come abbiamo fatto noi.
Il Jigoro Kano Roncade si è classificato al settimo posto in A2, miglior risultato del Veneto nella categoria junior/senior.
Ma poco importa il finale, onore al merito di questi due “guerrieri vintage” (come li ha definiti qualche loro collega) che sono un esempio di passione e forza di volontà non solo per i loro ragazzi ma per tutti i giovani judoka.
Cinzia Valle
PS: desidero aggiungere poche e sentite righe alla bella intervista di Cinzia. Perchè io sono stato uno di quelli che sabato, per Matteo e Davide, si è commosso. Innanzitutto perchè sono due bellissime persone, poi perchè da judoka quasi 40enni hanno avuto la forza morale di rimettersi in gioco per il loro territorio, per il loro club e per i loro ragazzi. Emozionando davvero tutti. Ma c’è un’altra emozione, che se non emergesse adesso scomparirebbe per sempre. Ed a suscitarla è il ricordo di un amico davvero speciale, che vent’anni fa o poco meno mi disse più o meno così: “Io sono riuscito fin qua, ma oltre non riesco. Sono sicuro che da te, Davide troverà quello che cerca”. Sabato non è venuto quell’amico speciale che tanti anni fa agì con sentimento e buon senso, scegliendo il bene di Davide come priorità. Ma sono certo che una delle lacrime che mi hanno inumidito gli occhi, era la sua. Di Lorenzo Valese… il Maestro di Davide Paro. (Enzo de Denaro)