Un danno “da tre miliardi di dollari”. Inutile girarci attorno: c’è un motivo molto semplice per il quale l’Olimpiade di Tokyo 2020 non può essere cancellata. Ma ora anche il Cio ha preso atto di quanto sia difficile che il 24 luglio la fiamma olimpica possa accendere il braciere del nuovo stadio nazionale progettato da Kengo Kuma.
18 sport a rischio fallimento
Posticipare il via dei Giochi di alcune settimane avrebbe un impatto relativo. Al contrario uno stop o il rinvio di dodici mesi produrrebbero uno tsunami in grado di tramortire lo sport a livello mondiale. «Far saltare i Giochi creerebbe un danno complessivo da tre miliardi di dollari, perché coinvolge l’organizzazione del Comitato Olimpico Internazionale, i contratti tv, i programmi di sponsorizzazioni» spiega a Repubblica Thierry Sprunger, direttore finanziario del Cio dal 1994 al 2011. «Ci sono tra le dieci e le diciotto federazioni che potrebbero fallire. Su 28 federazioni internazionali solo una decina sono indipendenti finanziariamente: calcio, tennis, basket, volley e poche altre. Per tutte le altre la maggior parte dei proventi arrivano dai Giochi Olimpici. In più, se dovesse saltare Tokyo, il Cio non potrà finanziare la diffusione dello sport in almeno 120 Paesi in via di sviluppo che dipendono dai suoi contributi».
L’assicurazione sui Giochi
Il Cio ha almeno un paracadute. Anzi, un’assicurazione: la volle nel 2002 – l’anno dopo l’attentato dell’11 settembre – l’ex presidente Jacques Rogge, che chiese proprio a Thierry Spunger di trovare una soluzione per garantire il Comitato olimpico in caso di un’emergenza: «Rogge era un medico » spiega Sprunger, «chissà, magari ebbe una sorta di premonizione. “Bisogna costituire qualcosa che ci permetta di sopravvivere per quattro anni se i Giochi Olimpici dovessero essere annullati”, mi disse. Allora ho contrattualizzato un’assicurazione di annullamento, con un consorzio di compagnie di riassicurazione che coinvolge Swiss Re, Munich Re e Lloyds. E garantisce una copertura di 900 milioni di dollari. Che però vale soltanto in caso di annullamento dell’Olimpiade o di interruzione durante lo svolgimento. In più il Cio ha una fondazione che funziona da salvadanaio: ogni anno si prova a risparmiare per creare un fondo di auto assicurazione. Così sopravviverebbe fino a Parigi 2024. Ma non potrebbe salvare tutte le federazioni che con i contributi del Cio si alimentano».
La differenza con il calcio
In ogni caso l’assicurazione non copre lo slittamento dei Giochi al 2021, un’ipotesi che nelle ultime ore ha raccolto una serie significativa di consensi, anche dalla federnuoto Usa e il comitato olimpico brasiliano. Il presidente del Cio Thomas Bach però prende tempo. Perché spostare di un anno un’Olimpiade è un’operazione complessa, persino più che spostare un Mondiale di calcio (capitò nel 1983, quando l’edizione di tre anni dopo passò dalla Colombia al Messico). Ma l’Olimpiade è un evento molto complesso. Il Mondiale di calcio riguarda uno sport, 32 Paesi partecipanti e mille atleti, i Giochi hanno più di 33 discipline, 206 Paesi e 10 mila atleti. In più un Mondiale è diviso tra 8 e 12 stadi in ogni Paese, l’Olimpiade ha oltre 30 sedi concentrate quasi tutte in una singola città. E un villaggio olimpico che ospita più di 15 mila tra atleti e funzionari, con servizi come cucina, lavanderia, sicurezza. Lo slittamento invece sarebbe digerito: anche i giapponesi, così, potranno farsene una ragione.
Matteo Pinci – La Repubblica lunedì 23 marzo 2020