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Torneremo in gioco Sicuramente diversi e forse migliori

Oggi la Gazzetta compie 124 anni. Uscì per la prima volta il 3 aprile 1896, alla vigilia dell’edizione inaugurale delle Olimpiadi moderne di Atene. Questo foglio rosa è un ponte su tre secoli: l’Ottocento della nascita, il Novecento in cui è cresciuto, gli anni Duemila che stiamo vivendo. Lungo la strada ha attraversato altri cataclismi universali, ma questo compleanno che ci rende orgogliosi cade nel mezzo di uno sconvolgimento mondiale mai visto: il malefico virus è riuscito a paralizzare lo sport, come nemmeno due Guerre mondiali avevano potuto fino in fondo.

Il cambiamento

La storia ci pone davanti a una sfida inedita. Certo che ce la faremo, questo è l’unico dato sicuro: torneremo a gareggiare, correre, saltare, tifare. E forse il traguardo non è nemmeno lontano. Ma è ingenuo pensare che lo sport recupererà in un baleno la normalità cui eravamo abituati. E non soltanto per l’inevitabile scia, pratica e psicologica, che la guerra in corso si porterà dietro: ogni giorno che passa ci accorgiamo che anche sul versante dello sport niente sarà come prima. Le risorse economiche a disposizione sia del grande show business sia soprattutto delle discipline di base subiranno un calo istantaneo: il mondo delle aziende, le cui sponsorizzazioni sono vitali, avrà altre priorità. È ragionevole ipotizzarlo.

Ci aspetta allora un futuro angoscioso? No, e lo diciamo molto convinti. Sarà l’occasione per riscoprire le origini più pure delle nostre passioni: i fiori più belli nascono dopo attente potature.

Il passo indietro

Si discute molto in questi giorni della riduzione degli ingaggi dei calciatori di primo livello in Europa: l’impressione è che tutto alla fine si risolverà alla luce dell’evidenza e del buon senso, senza particolari (e incomprensibili) tensioni. Aiuterà la constatazione che i contraccolpi dell’emergenza sanitaria ricadono su ogni Paese. Semplicemente nessuno potrà richiedere soldi che non ci sono: tutti se ne accorgeranno in modo naturale, le voci stonate ed egoiste taceranno presto. Ma ne sentiamo davvero poche. Del resto non ha niente di demagogico constatare che gli sport più seguiti erano arrivati a standard retributivi quasi fuori controllo in una corsa inarrestabile. Vedremo egualmente un grande calcio, e il nostro tifo sarà lo stesso, mentre l’intero sistema farà un passo indietro. Magari per riprendere subito la crescita, perché no? Discorsi un po’ diversi per la massa di sportivi che stanno ad anni luce di distanza da contratti milionari. Può darsi che gli atleti di interesse olimpico non possano più essere spediti all’altro capo del mondo nei consueti e costosi stage: è solo un esempio. Ma Mennea e Simeoni si allenavano a Formia dove hanno costruito carriere leggendarie. Riprenderemo a farlo se necessario. Ci è capitato l’altro giorno di sentire Livio Berruti nel corso di “Zona Cesarini” su Radiouno: l’olimpionico di Roma ‘60 riportava il clima gioioso dello sport dei suoi tempi, con minori ossessioni e più attenzione alla vita fuori delle piste e degli stadi.

Il lascito del virus

E proprio questa riscoperta, alla fine, sarà un buon lascito del virus nefasto: se i rimborsi spese, già magri, scenderanno ancora, salirà in un’intera generazione di atleti la voglia di studiare, di guardarsi attorno, di costruirsi il futuro senza attendere necessariamente la fine della carriera. Un serio modello semiprofessionistico, con le dovute tutele per gli atleti, è auspicabile, nonostante sia stato incomprensibilmente svilito, soprattutto nella dialettica più recente. La verità è (e lo era anche prima della pandemia) che il professionismo non è la panacea di tutti i mali per gran parte dello sport: al contrario, spesso si trasforma in aree di parcheggio esistenziale di utilità molto dubbia. I campioni del dopo pandemia avranno orizzonti più ampi, maggiore consapevolezza, motivazioni personali più solide. In due parole: saranno migliori. E daranno l’anima come sempre in campo.

Ci aspettano giorni di gloria, amici lettori, e la vostra ultracentenaria ma freschissima Gazzetta ve li racconterà minuto per minuto come sempre. Auguri a noi e a tutti voi.

Franco Arturi – La Gazzetta dello Sport venerdì 3 aprile 2020

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