Sembrava tutto a posto. Un sì trasversale di maggioranza e opposizione, la documentazione predisposta da leghe, professionistiche e non, riunite nel Comitato 4.0, una serie di piani B e C per salvare almeno il principio e strappare una base di risorse in attesa di tempi migliori. E invece no, il credito d’imposta del 50 per cento sulle sponsorizzazioni sportive, una boccata d’ossigeno per i club, con il no della commissione Bilancio della Camera è rimasto fuori nella conversione in legge del decreto «Rilancio», che è arrivato a Montecitorio blindato (fiducia in vista, subito dopo anche al Senato) e quindi non più emendabile. Per Umberto Gandini, presidente della Lega basket A, è «una decisione incomprensibile anche perché si trattava di un intervento a costo zero». Massimo Righi, numero uno dei club del volley maschile, parla di «miopia assoluta». Le leghe, maschili e femminili, di basket e pallavolo, insieme con la Lega Pro di calcio e il settore Runcard della Fidal, avevano dato vita al Comitato 4.0 per portare l’iniziativa al traguardo. Nella serata di ieri, Vincenzo Spadafora ha promesso un impegno: «È una misura importante, perché non tutte le discipline sportive possono godere dei proventi dei diritti tv, mi adopererò per trovare una soluzione al più presto». Subito dopo, le leghe hanno diffuso una nota in cui si dicono «delusi e sconcertati» e chiedono un incontro al ministro dello Sport e a quello dell’economia, Roberto Gualtieri.
Sponsor per vivere
Ma di che cosa parliamo? L’intervento avrebbe consentito all’imprenditore che sponsorizza una società di poter usufruire di un credito d’imposta del 50 per cento. Il provvedimento proposto dal Comitato riguardava società con un bilancio massimo di 15 milioni di euro e all’interno della fascia delle discipline olimpiche. Insomma, non ne avrebbe potuto usufruire il calcio di serie A e B, che è quasi interamente sopra quella soglia e che può contare come entrata principale sui diritti tv. Sarebbe stato un modo invece per invogliare aziende interessate a investire sulle società, per esempio nel basket su chi deve sostituire Pistoia, che si è autoretrocessa, in serie A (dove anche Roma e Cremona sono in dubbio iscrizione). Racconta Gandini: «Per le società il credito di imposta era ed è un passaggio cruciale. L’84 per cento dei ricavi delle società di pallacanestro è dato dalle sponsorizzazioni».
Mef e tasse
Il Comitato 4.0 aveva commissionato uno studio per verificare l’impatto della norma sulle casse dello Stato. «Ci sarebbe stato un mancato introito di 96 milioni – spiega Gandini – Ma la riduzione dei budget significherà meno entrate fiscali, con un danno di 120 milioni di euro per lo Stato». Il credito d’imposta avrebbe dovuto funzionare per gli anni 2020 e 2021. Spadafora ha dato parere favorevole e dice di essere «sorpreso per il parere negativo del ministero dell’Economia». La linea del Mef è quella di scoraggiare questo tipo di interventi: prima incassiamo le risorse, poi possiamo investire su alcune politiche. Al di là dello scetticismo dei tecnici, la bocciatura del credito di imposta è arrivata però in sede di commissione Bilancio, quindi si è trattato di un no politico.
«Rilancio» sportivo
Il decreto «Rilancio», che sta per essere convertito in legge, prevede peraltro numerosi interventi «sportivi». Alcuni erano presenti già nella versione iniziale, quella approvata in Consiglio dei ministri, per esempio la cassa integrazione fino a 50mila euro annui di guadagno. Altri sono stati, invece, aggiunti: 30 milioni in più per le società sportive dilettantistiche, 30 di garanzie dell’Istituto per il Credito Sportivo per finanziamenti fino a 90, 5 milioni di attrezzature per lo sport paralimpico, 3 per lo sport universitario. C’è stato poi l’estensione dell’ecobonus del 110 per cento per i lavori delle società sportive dilettantistiche negli spogliatoi.
Volley a rischio
Ma i club del volley sottolineano l’occasione perduta di «un’azione strutturale nei confronti del sistema. Invece si è scelta un’operazione a pioggia che non so che valore abbia – dice ancora il presidente Righi – Noi della pallavolo di serie A maschile abbiamo già perso 7 società, ma è facile che saranno molte quelle che scompariranno. Mettendo in crisi famiglie e soprattutto privando migliaia di giovani della possibilità di fare sport».
Problema «pioggia»
Il tema è quello delle politiche di aiuto allo sport. il ministero dello Sport ha stabilito delle priorità nella fase emergenziale. Sono state 11.376 le società che hanno fatto domanda per il contributo di 800 euro, mentre 7.371 sono quelle che gestiscono gli impianti (qui l’entità del bonus dipende anche dalla dimensione della struttura). Le società respinte al mittente sul credito d’imposta, ritengono che questa «pioggia» frammenti troppo l’intervento fino a renderlo nullo visto che la platea è estesissima. Intanto in queste ore si stanno facendo i calcoli per il finanziamento annuale al sistema sportivo, una cifra che da riforma corrisponde al 32 per cento delle entrate fiscali assicurate dal comparto. Per federazioni e organismi sportivi ci sarebbero molte risorse in più, circa 90 milioni (un anno fa le entrate aggiuntive furono 60) oltre i 408 del minimo garantito fissato dalla Legge di Stabilità. Almeno una buona notizia.
Valerio Piccioni-La Gazzetta dello Sport martedì 7 luglio 2020