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Il “popolo” dei 600 euro: «Non siamo dei fantasmi»

Collaboratori sportivi. Fino all’era del Covid la gran parte di noi sapeva poco o nulla di queste due parole messe in fila. I più preparati le mettevano in relazione a quella sorta di territorio esentasse, fino a 10mila euro di compenso annuo. Esentasse ma senza tutele. Una sorta di lavoratori fantasma diventati in questi mesi il popolo dei 600 euro mensili. Istruttori, tecnici, arbitri, giudici. Il ministero dello Sport ha versato queste indennità incaricando Sport e Salute di gestire i fondi. E ora l’operazione – almeno per marzo, aprile e maggio – è stata portata in porto (ci sono anche 4500 «istruttorie» aperte). La società diretta dall’avvocato Vito Cozzoli ha sottoposto ai 151.502 che hanno percepito il contributo un questionario che è diventato in questi giorni uno strumento per capire meglio questo mondo. I 28mila questionari compilati ci dicono che la metà delle Asd non ha ancora ripreso l’attività anche se soltanto il 2 per cento è convinto che non si riuscirà a ricominciare. La regione dove si è riaperta di meno è la Basilicata (29%, la provincia di Trento è al 40, il Piemonte al 44), quella dove si è più avanti è il Lazio (65, poi c’è la Valle d’Aosta al 60, il Veneto 58).

«Serve un contratto»

Quanto alla loro collaborazione, nel 38 per cento dei casi è ripresa, nel 35 no, il 27 ha ricominciato solo parzialmente. Impressionante il fatto che ben il 42 per cento dei 28mila lavora da collaboratore sportivo da più di 10 anni. Questo vuol dire, nella maggior parte dei casi: senza tutele, senza contributi previdenziali, senza ferie. Nel censimento di Sport e Salute, viene anche raccolto lo stato d’animo della categoria. «Non si può mettere lo stesso piano un brevetto preso in due weekend e una laurea in scienze motorie». «Ci vorrebbe un vero contratto nazionale di lavoro della categoria». Che in realtà c’è. Ma è poco utilizzato.

Mai più fantasma

Fra i collaboratori sportivi c’è di tutto: chi percepisce magari un rimborso minimo per un’attività di semi volontariato; chi, invece, con quel compenso, ci vive. I 600 euro li hanno messi tutti insieme, dividerli avrebbe complicato tutto il funzionamento delle macchine rinviando i pagamenti. Ora, però, nella legge delega potrebbe inserita una norma che prevede un minimo di versamenti (il 4 per cento fino a 10mila euro, il 12 per cento dopo). Un’asticella che dovrebbe essere fissata dal 2021 per evitare che il sistema, già colpito dalle mancate entrate del Covid, possa ricevere un’altra botta. Di certo, il «popolo dei 600 euro» non può più essere un fantasma.

Valerio Piccioni-La Gazzetta dello Sport martedì 7 luglio 2020

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