Il Dlf Yama Arashi Udine ha partecipato all’Assemblea di sabato scorso nella Fiera di Roma con un consigliere (anche rappresentante atleti) e la rappresentante tecnici, i quali hanno espresso le preferenze in precedenza condivise nell’ambito di una riunione di club.
Durante la campagna elettorale, che abbiamo seguito inizialmente con interesse, poi convertito in disagio ed infine vero e proprio fastidio, abbiamo scelto di non entrare per scelta, per non perdere quella lucidità che, purtroppo, è venuta meno a molti ed inevitabilmente ha condizionato negativamente l’assemblea.
Abbiamo continuato a pensare ai nostri tesserati, com’è giusto, alle loro difficoltà – che sono quelle di tutti in questo periodo disgraziato – abbiamo continuato e continuiamo a pensare a come riuscire a ‘stare’, ‘essere’, ‘fare’ nonostante tutto.
A chi ci ha chiesto come la pensiamo abbiamo sempre risposto con garbo, serenità e sincerità. Ora che l’assemblea ha indicato una via siamo pronti a seguirla, come sempre.
Sinceramente non ci sembra di vedere vincitori o vinti, vediamo piuttosto una comunità che rispecchia il costume italico, ricco di eccellenze ma anche di quaquaraquà, eufemismo preso in prestito da Leonardo Sciascia.
Senza offesa per nessuno, ma noi a questa comunità siamo sinceramente affezionati. Un affetto che abbiamo espresso con la nostra ospitalità, quando è stato possibile, con il modo di fare insieme, fare per tutti. Un modo che ha segnato l’anima del nostro club ed è nel cuore di molti altri, come noi. In questo momento c’è bisogno dell’eccellenza di tutti, anche quella dei quaquaraquà. Il nemico è un altro e per batterlo c’è un solo modo: eccellenze e quaquaraquà devono ‘stare’, ‘essere’, ‘fare’ insieme. E la libertà di credere che il quaquaraquà sia sempre l’altro è inclusa.
Ricostruire quel sentimento di comunità (che corrisponde al senso di una federazione), sanare le lacerazioni è il vero compito del nuovo consiglio federale. Un compito che viene prima degli incarichi, degli organigrammi e dei programmi.